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Se e quando.

Personalmente non riesco ad essere così “pessimista/realista” come il Prof. Antonio Martone in questo suo articolo pubblicato su Sinistrainrete ( https://www.sinistrainrete.info/.../23611-antonio-martone...) . Ma forse solo perché il mio sguardo #illumanista non si rivolge mai al breve periodo, e quando lo fa cerco di concentrarmi prevalentemente sui segnali che indichino una necessità di uscita da questa situazione; ben descritta in questo scritto. Segnali che, pur in questa difficile fase storica, molti esprimo, e se lo fanno ancora in modo blando e prevalentemente inconsapevole, è anche perché sono oppressi in quel difficile condizione di utili servi affascinanti a questo sistema sociale. Sono comunque solo quei segnali l’unica risorsa, l’unica base di appoggio che oggi può consentire un riscatto e una resilienza (visto che in questo periodo va tanto di moda). Il quando dipenderà solo da noi, quando e se sapremo mettere in campo strumenti formativi adeguati. I primi dovranno essere indirizzati alla presa di consapevolezza, e poi sarà necessaria una fase di rielaborazione profonda che coinvolga i modelli sociali, ma anche il paradigma esistenziale.

A volte i cambiamenti avvengo da soli, per naturale mutazione degli uomini che compongono il contesto sociale. Ma più spesso hanno bisogno di essere guidati. Le guide possono essere di molti tipi: O facciamo una rivoluzione, ma in giro non vedo ne rivoluzionari ne guide carismatiche sufficienti a promuoverle, o speriamo nell’uomo della salvezza, cosa molto ricercata in questo periodo, ma pericolosissima, o ci affidiamo alla soluzione più lenta, ma che potrebbe essere altrettanto efficace ,come un nuovo modello formativo. Ma a questo ci devono e possono pensare solo le classi accademiche, perché la politica sembra avere altre priorità. Ne avranno la forza e la consapevolezza dell’urgenza? Ai classici posteri di lungo periodo l’ardua sentenza. Nel breve la vedo dura.

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