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Motivazione

Oggi come non mai sempre più persone dimostrano di non riuscire a controllare razionalmente le difficoltà della vita, anche quelle che nel passato apparivano come dei semplici contrattempi. Difficoltà nei rapporti interpersonali, difficoltà a controllare razionalmente eventi negativi improvvisi, difficoltà sempre maggiori nei momenti in cui è necessario assumersi responsabilità sia positive che negative ecc. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che siamo figli del benessere, figli della cultura del diritto alla vita facile ecc. Un tipo di società che sembra garantire a tutti un diritto di appartenenza in funzione di prospettive sempre positive e per questo non si preoccupa minimamente di fornire ai suoi membri quegli strumenti di rafforzamento delle individualità che prima venivano garantiti dalle normali difficoltà della vita, dalla scuola della vita. Per alcune generazioni quella scuola non ha più funzionato e quindi è legittimo collegare queste difficoltà a questa causa.

A questo punto sembrerebbero risolto il problema della diagnosi e, per conseguenza logica anche della terapia possibile: riportare nella società le difficoltà necessarie a ricreare quelle condizioni, quella scuola, e in poche generazioni avremo ritrovato uomini di nuovo in grado di gestire con forte caratura personale le difficoltà della vita e relative reazioni individuali. Ma forse è troppo tardi. Forse le strutture mentali si sono modificate a tal punto che potrebbero non essere in grado di reggere quel tipo di vita. Per evitare inutili rischi è necessario evitare di ricorrere a questo doloroso ritorno ad una vita difficile, e per farlo potrebbe bastare la programmazione, e relativa attuazione, di un programma formativo, di un tipo di formazione che sappia riprodurre artificialmente quelle condizioni; ed ecco che avremmo scongiurato inutili, pericolosi e dolorosi arretramenti. L’uomo è programmato per andare avanti e non indietro, quindi sarà necessario trovare il coraggio della programmazione.

Cosa c’entra l’Illumanesimo in tutto questo? Niente, se guardiamo alla società come un corpo unico che risponde solo a un processo naturale che subisce solo l’influenza di se stessa e se ipotizzassimo per questa una programmazione di crescita collettiva ( sarebbe utopistico ), ma c’entra moltissimo se guardiamo la società come il risultato delle singole individualità le quali possono essere programmate ad un fine e manipolate, ma possono essere motivate al raggiungimento di questo obiettivo. Si tratta quindi solo di trovare il modo di motivare e non di insegnare o guidare perché ognuno di noi ha in se le risorse necessarie per essere in grado di reagire. L’idea illumanista può fungere da catalizzatore? Io credo di si, ma richiede essa stessa un’assunzione di responsabilità e di motivazione, elementi che solo chi vi crede può contribuire a diffondere. Vi sono anche segnali spontanei, e molti giovani dimostrano di esserne i portatori, ma da soli rischiano di fallire e quindi è necessario almeno un riferimento culturale, un ombrello sotto il quale operare e poter fare gruppo.

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