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Democrazia rappresentativa e competenza

Il concetto della democrazia rappresentativa si dovrebbe fondare prima di tutto su questi due cardini:

- il primo è quello che non sarebbe oggettivamente possibile che tutti governino, e quindi sarà sempre necessario che a farlo sia sempre un numero ristretto di soggetti.

-Il secondo, conseguente al primo, dovrebbe essere quello che ad assere “scelti” a farlo siano delle persone competenti.

Sostanzialmente, il primo è stato sempre rispettato. Infatti, collettivizzare le decisioni significherebbe affidarsi a un livello decisionale così dispersivo che nessuna programmazione sarebbe possibile. Per poterlo realizzare servirà un nuovo modello di rappresentatività.

Realmente, il secondo non è mai stato rispettato. Infatti, l’anteporre ad ogni altra esigenza il concetto di politica, di interesse politico, di scelta politica ha sostanzialmente permesso a intere generazioni di professionisti della rappresentanza di potersi arrogare il diritto a ricoprire qualsiasi ruolo disponibile nella gestione della cosa pubblica, anche quando non avevano sostanzialmente nessuna competenza specifica del settore di cui assumevano la responsabilità. Questa loro carenza era sempre e comunque offuscabile all'interno di quegli interessi di cui sopra.

Un bel problema che ha causato non pochi disastri. Disastri sia a livello nazionale che sovranazionale, ma soprattutto a livello locale, dove perfetti incompetenti con la giusta tessera politica hanno potuto rovinare interi comparti sociali e un numero preoccupante di amministrazioni locali e relative dependance pubbliche.

Ma se questo può sembrare abbastanza, purtroppo non è il peggio che ci è capitato. Infatti, questa usurpazione di competenze, per quanto grave, non è stato il peggiore dei mali. Il vero disastro sociale a livello planetario lo hanno creato le incompetenze strategiche. La democrazia, grazie a quel secondo aspetto disatteso, si è evitata la necessità di affidare a persone competenti ruoli strategici di prospettiva ( e questo è avvenuto in molti, probabilmente in tutti i paesi in cui vige la democrazia) , ed ha finito per restare vittima dei veri professionisti strategici, quelli di cui si dotavano invece i diversi settori privati della società al fine di fare i propri interessi.

La finanza, l’industria, la ricerca, le nuove tecnologie ecc., mentre i politici di professione arrancavano nelle loro incompetenze, si affidavano a specialisti di primo livello che, nel tempo, quelle incompetenze politiche hanno fatto capitolare costringendole a diventare i loro servi utili, necessari a sfornare esclusivamente legislazioni in favore dei loro interessi.

Un mix micidiale che ci ha portato allo stato attuale, dove nella politica continuano sostanzialmente le solite incompetenze, la legislazione è ormai strutturata tutta a favore di quei comparti voraci e potenti, e dove qualsiasi tentativo di scardinare questo disastro a discapito delle collettività e dei singoli sarà destinato a fallire. Non sarà possibile fino a quando non riusciremo a spezzare il tragico legame tra necessità individuali primarie, e voracità individuali superflue. Infatti, tutti gli uomini hanno necessità di avere almeno un pasto al giorno, ma chi ha in mano i sistema è disposto a concederlo solo a condizione che questo gli assicuri il proseguo dei propri guadagni miliardari. Guadagni che si auto-giustifica proprio con il fatto che concede, quando lo concede, quel pasto.

Però, se non si riformulano le priorità tra questi due individualità, se non si da alla politica il compito di riformulare quei legami, e le leggi che li regolano, nessuna competenza riuscirà, purtroppo, a fare questo miracolo. Le disparità e le forze sono ormai troppo sproporzionate, e nemmeno la forza dei numeri sarebbe in grado d sovvertirle senza dolorosi passaggi. Il tutto almeno che non sia trovi la forza di avere pazienza, sopportare, e intanto lavorare ad una riformulazione del paradigma esistenziale che ci guida, ristrutturando prima di tutto il modello di formazione individuale.

Ma questo sarebbe Illumanesimo, e quindi molto difficile, improbabile nel breve termine, ma soprattutto irrealizzabile con questo modello di democrazia e dei suoi padroni.

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