Confusione per far confusione
Se per esperienza si intende il processo meccanico che agisce “così”, cioè seguendo un determinato e preciso processo, e non diversamente, allora si, anche quella è una forma di “esperienza” che potremmo definire “genetica”. Ma questo tipo di esperienza non ha niente a che vedere con il concetto di esperienza che conferisce la capacità di mettere in atto una qualche forma di scelta in base a una qualche forma di valutazione di accadimenti pregressi. Se vogliamo giocare con le parole è un discorso, se vogliamo utilizzare le parole in modo condiviso e comunemente prestabilito e accettato, allora possiamo affermare che ogni definizione del termine esperienza ( come di ogni altro) diverso da quello condiviso, è puro esercizio confusionale. E vero che una estensione del significato esperienza simile è un processo meccanico, ripetibile, insito a ogni livello della materia, fino al “soggetto” uomo come nell’elettrone o un quark, ma in nessuno di questi, oltre all’uomo, ed a qualche animale superiore, dimostra di essere in grado di andare oltre al processo meccanico puro, per quanto elevato, ed a volte persino complesso. Inoltre, in ogni altra forma animale diversa dall’uomo, nessuno sembra di essere in grado di andare oltre alla sequenza esperienziale di breve periodo, e sostanzialmente di forma “diretta”. L’uomo invece ha la capacità elaborativa del processo esperienziale anche in forma indiretta, ed a questo è in grado di aggiungere la strabiliante qualità di assegna a questo, come ad ogni altro elemento con il quale viene in contatto, dei significati astratti e dei “valori”, e anche di questi è in grado di “fare” esperienza utilizzabile nel proprio mondo valutativo. Pertanto, illumanisticamente mettere le due cose sullo stesso livello è una classica e banale operazione riduzionistica utile solo a far confusione per il semplice piacere di far confusione.
