
L'emancipazione ai tempi dei social
Nel suo pezzo pubblicato su Filosofia in Movimento ( http://filosofiainmovimento.it/lemancipazione-ai-tempi-de…/… ) Laura Paulizzi affronta il tema dell’emancipazione ai tempi dei Social.
Un intervento molto interessante, che riporto in alcune parti per alcune considerazioni.
Dice:
«La capacità media di comprensione del lettore non sarà mai in grado di decidere se qualcosa è stato creato e conquistato con originalità o se è frutto di semplice ripetizione. ….. «
Ecco perché è necessario, indispensabile e urgente dare all’uomo, al maggior numero possibile di individui, di uomini, gli strumenti per evitare quella incapacità
Dice ancora:
“Una prima differenza che possiamo cogliere, risiede nel fatto che nel XVIII secolo la produzione di contenuti era la sintesi di un lungo progetto di studio messa in atto dagli intellettuali più coraggiosi dell’epoca, mentre oggi chiunque può attingere e diffondere i contenuti in rete, pur non avendo cognizione di un metodo di ricerca. Il progetto enciclopedico era inoltre metodologicamente strutturato in “rinvii”, in pieno stile libertino, che faceva sì che la voce dell’autore si smarrisse tra le voci degli ambiti più disparati del sapere.”
Vero, ma è da quello, forse soprattutto da quello che oggi abbiamo ciò che abbiamo. E’ stato un processo, e non solo una degenerazione di qualcosa che allora era più “perfetto”, e che ha degenerato in ciò che abbiamo oggi. “Li c'era la sintesi di un lungo progetto di studio messo in atto ……”, dice ancora. Si, vero, ma quel tipo di intermediazione non ha tenuto conto dei destinatari di “quel progetto”. Si è limitato a realizzarlo senza la minima preoccupazione di formare i destinatari a cui veniva indirizzato, e poi realizzato dalla tecnica. Li ha totalmente ignorati, come li ignora oggi (anzi, oggi li sfrutta in quella loro incapacità), nei casi in cui, e ce ne sono, quel processo antico si rinnova.
Ancora:
"Questo sistema favoriva lo sviluppo dell’immaginazione mettendo il soggetto in grado di “coltivarsi”, mediante un personale percorso di formazione. “
Anche questo vero, ma forse solo in minima parte, perché il numero di persone in grado di “formarsi” era, allora, minore, fortemente limitato rispetto ad oggi. Ma oggi, che sarebbero molti di più ad avere quella possibilità, finiscono per essere persino meno quelli in grado di farlo (analfabetismo funzionale è un termine utile a capire che si torna persino indietro). E credo che questo accada, oltre alla passività del lettore . come aggiunge l'autrice più avanti nello scritto -, soprattutto per il motivo che dicevo sopra.
Una cosa è vera e sacrosanta: il web non è la soluzione. E’ solo la formazioni, iniziando da piccoli, piccolissimi, addestrando le capacità di critica e di analisi, può aiutare in un processo di miglioramento. Ma non solo quella tecnica, ma soprattutto quella legata agli stimoli conoscitivi, relazionali ecc. Le uniche capacità in grado di permettere, in prospettiva, di affrontare ( chissà se anche risolvere ) il problema.
Poi c’è il tema della qualità della mediazione, e il passato recente ne è il peggiore degli esempi.
Comunque, ogni mezzo è utile a iniziare questo tipo di discussione. Sperando, illumanisticamente, che la si riesca però a indirizza quanto più possibile verso il concreto formativo dei giovani e giovanissimi, e non la si continui a rilegare all’interno delle sole analisi.