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Onda su onda

Una caratteristica del nostro tempo è l'assoluta assenza di programmazione del futuro, sia personale ( l'accettazione sistematica, rassegnata, ma ormai persino convinta accettazione del concetto di precarietà fatta regola ne è la dimostrazione ), che collettivo ( l’accettazione altrettanto rassegnata di politici fissato con il guadagno immediato, la prossima tornata elettorale, e con un’assoluta incapacità e noncuranza del futuro collettivo è altrettanto dimostrativa). In ogni ambito abbiamo “imparato” a vivere alla giornata.

Nemmeno un segnale fortissimo come la crisi economica causata dalla pandemia, ne il rischio di una ripetizione a breve termine di una condizione che diverrebbe insopportabile, riesce a scuotere da questa situazione.

Il primo periodo di questa situazione il paese si è concentrato sul tentativo, giusto o sbagliato che fosse stato, di cercare di limitare i danni. In seconda battuta, appena possibili l’unica preoccupazione che ha pervaso la politica, l’economia e molti cittadini è stata quella di tornare subito al regime pre-crisi. Oggi siamo nella situazione di “terrore” che possa ripetersi una prima fase. Tutti sanno che economicamente e socialmente sarebbe molto difficile da sopportare. Già la prima ci ha messo a dura prova, e l’unica cosa che abbiamo saputo pensare per uscirne e salvarci è stato il reperimento di soldi in grado di tenere in piedi “la baracca”. Il debito, il Dio del nostro tempo, ci ha ridato, e sperano ci darà un po' di fiato.

In tutta questa situazione, ciò che manca assolutamente è una discussione sul TEMA: come si esce da questa debolezza, dove basta una crisi di tre mesi per veder crollare quello che riteniamo l’unico sistema sociale possibile?

Nessuno sembra porsi questo che, in prospettiva futura, è l’unico tema che dovrà essere affrontato. Naturalmente senza pretese di miracoli immediati, e sperando di avere ancora il tempo per intervenire.

Nessuno degli interventi di urgenza e rilancio, se vengono pensati e gestiti all’interno di quello che si è dimostrato un sistema troppo fragile da potersi permettere di rischiare di non cambiarlo, saranno degni di essere considerati utili per il futuro, e saranno utili solo nel breve, brevissimo periodo; fino a quanto sarà possibile.

E’ vero, crisi di vario tipo questo sistema ne ha superate diverse, ma quello a cui stiamo assistendo da ormai diverso tempo è il procedere da una crisi all’altra, sempre più ravvicinate e ognuna sempre più grave delle precedenti. Quindi, è il sistema in cui stiamo navigando ormai a vista che deve essere riconsiderato. Il mare delle crisi sembra non fermarsi, e ci pone di fronte onde sempre più alte. Se non facciamo qualcosa oggi, una di queste ci travolgerà. Lo sappiamo tutti - almeno spero -, ma abbiamo smesso di pensare al futuro, e pensiamo solo: “onda su onda”. Sbagliato. L’Illumanesimo non è questo. L’Illumanesimo è una nave più sicura per affrontare un mare sempre più agitato. L’Illumanesimo deve porsi l’obiettivo di formare un tipo di uomo diverso, che ridiventi capace di sognare un proprio futuro dentro un sistema che sappia meglio navigare il mondo.

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