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Di sardina in sardina

Il motivo, ormai largamente dichiarato, di questo gruppo (?) si fonda sul fatto che nella società del nostro periodo storico ( periodo iniziato già nella seconda parte del 1800, e che certamente si protrarrà ancora per un bel po' di tempo – leggi più sotto) sia presente una forte necessità e una forte spinta al cambiamento. Una “voglia” inconscia di incamminarci verso qualcosa di cui ancora non abbiamo contezza, ma della quale sembriamo essere inconsapevolmente vittime. Ma dire vittime è dir poco. Infatti dovremmo parlare di vittime due volte. Infatti, questa necessità, oltre a portarci verso un costante conflitto con il nostro presente e con noi stessi, oltre a spingerci verso continui tentativi, abbagli e delusioni (di sardina in sardina), ci rende anche vittime del continuo e disperato ma vano tentativo di non riuscire a cambiare niente, di restare aggrappati alle nostre “sicurezze”, e ci rende persino vittime di chi il finto cambiamento lo organizza ad arte, e ne fa strumento con il ragionato intento di illuderci di essere sulla giusta strada; mentre si tratta solo di falsi cambiamento architettati coscientemente per placare quella “pericolosa”, per loro, sete.

Assistiamo quindi a periodici momenti in cui fenomeni sociali collettivi più o meno spontanei si organizzano, diventano punti di riferimento, ma nel giro di poco tempo si rivelano per quello che sono: molto spesso fatui fuochi distraenti. Solo qualcuno di questi riesce anche a incidere nel sociale, riesce a imporre qualche piccolo cambiamento, e qualche piccola traccia di se riesce a lasciarla.

Però, se analizziamo questo periodo storico con attenzione, possiamo notare una cosa molto evidente: Tutti questi fenomeni si svolgono a livello politico, a livello tecnologico, a livello sociale più generale, ma nessuno di questi - solo tenui segnali riescono a emergere - riesce ancora a svolgersi a livello esistenziale. In questa direzione il vecchio impera indisturbato. Naturalmente, assistiamo ad un numero sempre crescente di gruppi e gruppuscoli che si aggregano attorno a idee di tipo magari più intimo, più legati a fenomeni socialmente meno coinvolgenti, ma quasi sempre si tratta di fenomeni vicini a concetti esistenziali legati a idee e ideologie di “vecchio stampo”, e niente di veramente nuovo riescono a proporre in chiave esistenziale. Naturalmente, anche questo, se pure in casi molto limitati, è un segno di quella necessità di cambiare.

Ma il vero cambiamento, il vero salto di qualità verso quello che qui definiamo Illumanesimo, si avrà, se si avrà, solo quando ad aggregarsi saranno masse di persone alla ricerca, e con il coraggio, di chiedere cambiamenti di tipo esistenziale. Fino a quando non assisteremo a fenomeni collettivi che chiederanno il cambiamento, o almeno l’allentamento dal paradigma esistenziale che ci sta dominando, e ormai soffocando, nessuna sardina sarà veramente utile all’umana vicenda del nostro tempo.

Ma per poter giungere a questo serve anche un cambiamento molto profondo nel concetto formativo delle persone, e per realizzarlo serve molto più tempo che a cambiare un sistema politico. Per assurdo, per quello basterebbe una rivoluzione, ma per cambiare un sistema culturale non esistono rivoluzioni possibili da realizzare in tempi “brevi”.

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