top of page

Fine o inizio vita?

Tanto per essere chiari, da un punto di vista illumanista il fatto che l’uomo possa legiferare come meglio crede su un tema come il fine vita, questa libertà sta a dimostrare che qualunque sarà la legge che ne sortirà non sarà mai determinate per lo spirito e le sue possibilità/necessità esperienziali, e quindi anche di scarso valore etico/morale, perché sarà una decisione che resterà a livello umano.

Questo non significa che sia un tentativo inutile. Sicuramente, almeno fino ad oggi, lo è per chi chiede su di se l’applicazione dell’eutanasia. Nessuno di questi - o solo rarissimi casi -, oggi, esclusa l'esperienza personale del momento, è in grado di porsi di fronte alla morte, che sia richiesta o subita, in una condizione mentale in grado di vivere quel momento in modo sufficientemente attento da riuscire a farne proprie le emozioni. Pur rispettando sempre e comunque le decisioni individuali, possiamo affermare che più spesso è la paura che travolge. Ma non c’è solo questo aspetto. Nessuno è psicologicamente preparato a valutare quella scelta in modo razionale; ma qui razionale deve essere inteso come interesse anche per lo spirito, e non certo per un interesse solo del corpo e della mente. Corpo e mente scelgono di morire o di continuare a vivere in base a convinzioni come la dignità del tipo di vita, la capacità di reggere al dolore, la possibilità o meno di essere autonomo, ecc. ecc. Tutti aspetti rispettabilissimi, ma riferibili alla mente. Mente che niente lasciano all’interesse dello spirito. Si tratta sempre di persone che non sono state “aperte” a considerare i due aspetti. Invece dovrebbe essere una decisione che tiene conto almeno di una media di questi due interessi, a volte anche solo presunti, ma tutti e due comunque presenti nella decisione. Quindi, quella decisione non serve a chi fa quella scelta.

Però, questo non significa che questa discussione sia inutile. Anzi. Come dicevamo, sono poco significative le conclusioni finali, qualunque esse siano, ma servirà a chi vive da vicino a quelle persone. Serve a chi è chiamato ad operare per farle diventare realtà. Ma serve anche a tutti noi, a chi si interessa a questi casi a livello mentale, cioè a chiunque presta attenzione alle emozioni che questo gli suscita. Serve a chi si occupa delle conseguenze e le problematica ai vari livelli: a chi è chiamato a decidere su quale legge perché siano più conformi possibile al sentire collettivo. Serve a chi si pone in una qualsia delle posizioni possibili rispetto alle problematiche etiche e morali umane rispetto alle scelte individuali. Serve quindi a tutti gli uomini, specialmente a quelli che, di solito, vivono una vita apatica rispetto alle problematiche esistenziali. Insomma, almeno aggi serve praticamente a tutti meno che a chi ne usufruisce realmente.

……. e tutto questo solo perché nessuno sa veramente se la morte è il fine o l’inizio della vita; ma nel dubbio!

14.png
bottom of page