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Sostituti cercasi

Che la globalizzazione sia risultata un mezzo disastro, almeno rispetto alle premesse e alle promesse, credo non sia sbagliato sostenerlo. Come non è sbagliato dire che già da sola la globalizzazione finanziaria, attraverso la tecno-finanza, sia persino una iattura per intere nazioni.

Ma siamo proprio sicuri che tutto questo sia, come stimo iniziando a ritenere, solo negativo?

Infatti, sull’ipotetico piatto di una bilancia globale, oggi la globalizzazione, nei suoi vari aspetti, quelli tecnologici, quelli finanziari, quelli industriali ecc. , probabilmente farebbe segnare il suo ago a loro favore. Infatti, se vogliamo essere veramente onesti, in un periodo cosi asfittico in ambito culturale come quello che stiamo vivendo, i cambiamenti proposti, o subiti, dagli uomini di oggi sono figli di queste, perché sono gli unici concretamente “utili”; almeno rispetto ad un ipotetico valore di vita vissuta in modo ricco e coinvolgente, e avvengono anche a dispetto di ogni pigrizia umana. Naturalmente, chi ha visto peggiorare la propria vita non sarà d’accordo, mentre chi l’ha vista migliorare si; ma questa è solo una considerazione di tipo egoistico individuale, mente a livello non egoistico il giudizio deve essere espresso rispetto a “parametri” diversi.

Tutto ciò che sta accadendo a milioni di persone sta diventato l’unico motore di speranza disponibile. Da un lato qualche miliardo di individui iniziano, a volte anche illusoriamente e in modo scomposto, a vedere una prospettiva di miglioramento che li stimola a muoversi; e speriamo non continuino a farlo mettendo anche a rischio la propria vita. Dall’altro, vittime di un nulla consolidato, la restante popolazione spera, finalmente, di aver trovato e di poter continuare all'infinito a mantenere una qualche forma di benessere e felicità; purtroppo altrettanto illusori.

In tutto questo c’è, quindi, anche una buona dose, forse l’unica dose disponibile di positività presente nel nostro periodo storico. Ma tutto questo ci dice anche un’altra cosa molto importante: ciò che meglio è riuscito a coinvolge l’uomo nei cambiamenti, anche da un punto di vista dell’intensità e delle occasioni di esperienze stimolanti, non è stata la sua parte culturale, ma quella più strettamente sociale in senso organizzativo. Globalizzazione ecc. sono stati e sono, quindi, gli unici stimoli nuovi oggi esistenti.

Se andiamo ad analizzare i cambiamenti proposti, per esempio dal mondo del pensiero, è ormai qualche secolo che vi ritroviamo poco o niente di veramente incisivo. Anche in un ambito culturale più ampio, per esempio in quello legato alle religioni ( se queste si possono definire culturali – ma sicuramente si, perché anche a loro è rimasto solo quell'aspetto, mentre in ambito trascendentale gli sono rimasti solo i dogmi-) , in quello legato alle arti, al mondo della letteratura ed al mondo accademico in generale, negli ultimi tempi l’umanità si è vista proporre solo blandi e poco incisivi suggerimenti e motivi di cambiamento; nessuno comunque lo ha fatto ad un livello cosi determinante.

Per concludere, se viviamo un momento quasi unico della vita sulla terra, un momento di cambiamento cosi ricco e movimentato, lo dobbiamo prevalentemente a due degli aspetti che, nel rapporto esistenza-incidenza nella vita dell’uomo, meno hanno a che spartire con la parte più significativa dell’essere uomo: la nostra parte astratta. Questo, sa da un lato e comunque un aspetto positivo, dall’altro ci espone però al rischio che, se non si muovono la cultura e la formazione, quando tutto questo finirà - e finirà - quei due mostri rischiamo di non avere sostituiti validi, e sarà un disastro. E ripartire sarà molto più difficile.

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