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Geni naturali attendesi

Più passa il tempo più si consolida l’idea che l‘Illumanesimo potrà diventare una filosofia esistenziale accettata e condivisa solo se a elaborarne i fondamenti saranno poche, pochissime persone. Diversamente troppo diverse resteranno le interpretazioni, e troppo legate a necessità individuali.

Fino ad oggi, questa filosofia è sembrata troppo difficile da mettere in pratica, utopica, lontana dall’uomo, e ai margini della cultura esistenziale. Se ne avvertono i prodromi, le necessità, ma per adesso niente di più. Come abbiamo sempre detto, in parte questo è legato al retaggio culturale, e alle inevitabili tappe intermedie che ogni società deve percorre per giungere al nuovo. Fino ad oggi, in mancanza di questa elaborazione, in generale non vi è stata nemmeno una vera e concreta utilità nemmeno per le migliaia di persone che fino ad oggi l’hanno avvicinata; fatti salve le solite e rare eccezioni, naturalmente (già mi immagino quanti penseranno, e immagineranno, spereranno di essere tra queste).

Questo porta, sempre di più, a ritenere validità la convinzione che solo dopo quell’attenta rielaborazione, di cui già abbiamo parlato, si potrà sperare in una concreta utilità. Per realizzarla servirà però qualcuno, poche, pochissime persone, che siano in grado di svolgere questo compito rendendola più accessibili culturalmente, ma che riescano anche a renderla concretizzabile, vivibile.

Semplificatori che ancora non si vedono all’orizzonte, ma che certamente arriveranno. Saranno pochi, pochissimi, perché una rielaborazione svolta da un numero troppo alto di persone non porterebbe alla necessaria sintesi di pensiero. Gli altri potranno solo decidere se aderirvi o meno; e questo sarà legato solo alla condizione e alle necessità individuali di ognuno.

Questa è anche la storia e il destino dei più, i quali, sempre, si sono dovuti aggregare al pensiero di pochi. L’Illumanesimo non farà eccezione.

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