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Scienza, coscienza e metodo

Al di la dei diversi tipi di approccio, e dei diversi metodi che la scienza utilizza per cercare di dimostrare l’esistenza della coscienza, non l’ha ancora dimostrato oggettivamente. Cioè, seguendo i canoni del proprio metodo, non esiste uno specifico test in grado di definire l’esistenza della coscienza, la sua reale origine e non è stato ancora possibile esprimere una formula scientifica ripetibile e traducibile in modello ripetibile. Nonostante questa “mancanza” nessuno scienziato che abbia conservato un minimo di senno ne metterebbe mai in dubbio l’esistenza.

Nella sostanza, pur se la scienza non ha ancora realmente dimostrato “oggettivamente” l’esistenza di quella che definiamo coscienza e autocoscienza, l’accettazione della sua esistenza è entrata persino nel vocabolario scientifico, e grazie ad un processo di accettazione condivisa, e di conseguenza dimostrazione indiretta che potremmo definire di tipo logico deduttivo, la scienza ne riconosce l’esistenza.

Questo dimostra che la scienza potrebbe, e dovrebbe, ampliare di molto il proprio campo di azione. Questo potrebbe farlo se trovasse il modo di accettare, anche in altri ambiti e aspetti dell’essere uomo, la “dimostrazione di tipo logico deduttivo; proprio come sta facendo per la coscienza.

Si tratterebbe di un processo che non inficerebbe in nessun modo il proprio ruolo, la propria operatività e la propria serietà, come non le impedirebbe di continuare ad utilizzare il metodo oggettivo puro, ma le consentirebbe di iniziare a utilizzare in modo sistematico e condiviso quello logico deduttivo in altri. Questo lasciando comunque aperta la porta, la possibilità di continuare l’indagine utilizzando il modello oggettivo. Unico ostacolo ancora molto difficile da superare, per evitare pericolosi svarioni, quello di ridefinire una serie di presupposti da cui iniziare questo processo. Ostacolo difficile da affrontare, ma non insormontabile.

Molti sono li ambiti ontologici in cui questo nuovo “metodo” potrebbe trovare applicazione e utilità. Gli stati astratti della mente sono un primo ambito. I luoghi delle intuizioni, dei bisogni inconsci, quello dei principi cosiddetti “alti”, come il concetto di giustizia, l’altruismo ecc. Ancora, la scienza non si pone nemmeno il problema. Non si rende nemmeno conto di quanto esposto sopra, o se se ne rende conto lo ignora coscientemente, perché il proprio focus è ancora circoscritto alla parte “dura” della realtà, e questo la “costringe” a escludere questa possibilità. Possibilità che diventerà però realtà quando le vecchie forze conservatrici del modello inizieranno a disperdersi per “morte naturale”. Fino ad allora solo alcuni e coraggiosi precursori troveranno il coraggio di porre almeno il “problema”.

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