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W la povertà e la dittatura?

Naturalmente no. Ma certo che se: "l'Italia, con il miglior sistema sanitario del mondo" (dicono). Gli USA, la nazione più avanzata del mondo, con la più grande democrazia e la più avanzata ricerca scientifica del mondo. Insomma i "migliori". Se questi due da soli hanno oltre il 60% dei morti mondiali di un virus nato in Cina, in una dittatura, in un paese che conta il 25% della popolazione mondiale, di cui ancora la metà in una condizione sociale di quasi povertà e dove il sistema sanitario ancora prevalente risulta essere quello della vecchia medicina tradizionale, e nonostante questo ad oggi sembra contare, un numero di morti comunque relativamente marginale rispetto alla sua popolazione, questa sproporzione almeno qualche dubbio dovrebbe farcelo venire.

Quanto meno dovrebbe portarci a riconsiderare quella latente, ma solida, idea di poterci ritenere fortunati ad essere nati "da questa parte" della barricata.

Forse il nascere almeno in un paesino in via di sviluppo sarebbe, forse, quantomeno sanitariamente più sicuro. Persino un paese come Cuba, un paese vittima di isolazionismo e di una dittatura che l'hanno fermato, nella corsa del "progresso", a tempi ormai antichi, si può permettere di inviarci medici e materiali sanitari.

Se a questo aggiungiamo che persino il sistema sociale rischia di franare clamorosamente dopo poco più di un mese di difficoltà a funzionare a pieno regime, mentre i sistemi di paesi molto, ma molto meno strutturati, e democratici, dei nostri sembrano reggere molto meglio a questo stop funzionale, che senso ha la loro difesa?

Preoccuparci delle conseguenze di questo disastro non è forse peggio, più criminale che ammetterne l'insostenibilità e la fine? Non è forse un delitto verso i nostri figli ( se a qualcuno interessano) il volerci salvare ad ogni costo così come siamo, e il volergli lasciare in eredità una frana ancora più disastrosa prossima futura?

Se il progresso, la democrazia e questo sistema sociale ci hanno ridotto in una condizione di debolezza così tragica, cosi pericolosa per noi e per i nostri giovani, che significato assume quel diffuso grido " andrà tutto bene"? E se anche fosse, com'è, solo una speranza, come si può essere così criminali da barattare la speranza di oggi con il futuro delle persone che più diciamo di amare, i nostri figli.

In questa situazione, nemmeno un ottimista utopico come me, e come ogni illumanista che si rispetti, può tacere questo criminale comportamento.

Questo non è certo un segnale illumanista, ma un becero egoismo che serve solo ad allontanarci proprio da quei bisogni di cambiare verso l'Illumanesimo.

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