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Il sistema sociale che abbiamo costruito é gravato da molti problemi di vario tipo e varia natura, ma quello che causa il più grave dei mali all'uomo è, senza ombra di dubbio, la velocità. Un problema iniziato in occidente, ma che la globalizzazione, l’appiattimento delle differenze che si è realizzata in molte altre parti del mondo l’ha visto crescere e allargarsi a milioni e milioni di individui i quali, fino a pochissimi anni fa, nemmeno sapevano della sua esistenza.

A livello individuale è questo il maggiore e più diffuso dei problemi: viviamo in modo così “veloce” da non avere più il tempo ne di programmare la nostra vita, ne di osservarla, giudicarla, valutarla e di assegnare alle nostre azioni i significati, sempre personali, che meriterebbe. Un giudizio non in funzione di ipotetici “dopo”, ma al fine di “sapere almeno cosa, come e perché abbiamo vissuto. A livello individuale un danno molto grave che ci impoverisce e ci lascia, con sempre maggiore frequenza, in quel vuoto esistenziale ormai tristemente noto, specialmente alle nuove generazioni. Una velocità, quindi, disastrosa per molti uomini di oggi, ma che rischia di prolungare i propri tentacoli anche nel futuro. Infatti, é nota anche alla psicanalisi quella forma di psicosi, una vera e propria “malattia mentale”, che può portare gli individui alla convinzione di vivere una vita minacciata dal niente, i cui inconscio finisce per portarli ad essere convinti di essere niente loro stessi e le cose, il mondo che li circonda. Un dramma esistenziale e sociale non da poco.

Ma questa, oggi, è una convinzione che, pur iniziando a trovare sempre più sostenitori, finisce sempre per essere sacrificata all'altra divinità del momento: L'ineluttabilità dell’inarrestabilità di questo sistema.

In sostanza, ci siamo “ficcati” in un sistema sociale che, anche a discapito delle individualità, deve continuare a correre a una velocità che non può concedersi momenti, anche brevi, brevissimi di sosta. Pena, come dimostrano anche i fatti di questi giorni, dove basta la paura di un virus, e una parte del mondo costretta a fermarsi per un periodo anche brevissimo di tempo, per farci minacciare il rischio di tracollo finanziario e sociale globali. Non ci è più concessa sosta di nessun genere.

Siamo finiti in un vortice globale che “deve correre” senza soluzione di continuità, e lo deve fare ad una sempre crescente velocità. Ma siccome tutti sappiamo che ogni sistema umano è destinato a finire, questo ci dice anche che questo correre forsennato, incontrollabile e inarrestabile non può che, nel breve periodo, portarci al futuro di nome burrone.

In questa prospettiva potrebbe farci concludere che l’ottimismo illumanista è un ottimismo sbagliato, illusorio; un po come la speranza “missitaliaca” della pace nel mondo. Ma questa conclusione può appartenere solo a chi non ha capito cos'è

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