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Nessun Sankara, da solo, basterà mai.

In un precedente post parlavo di Thomas Sankara, la cui morte viene spesso definita come: “ la morte di un uomo che ha cambiato il destino di un intero continente”.

Ma se quella morte, e relative conseguenze sono state la causa di un mancato cambiamento sociale cosi grande, il suo fallimento, la mancata realizzazione di quel progetto come potrebbe e dovrebbe essere definito? Come un grande uomo che “viene” per fare una grande cosa e che fallisce?

Nella sostanza si. Sankara ha fallito. Soprattutto perché le società che voleva cambiare non erano ancora pronte a farlo. Quel fallimento è dovuto più a quel secondo motivo che agli interessi economici e di potere della società umana che lo hanno fermato, o meglio, che hanno potuto farlo.

Molo più probabilmente non era ancora il tempo per portarlo a termine. Se quel “progetto” fosse stato presentato in un tempo in cui, dal basso, fossero state presenti le giuste spinte, la giusta consapevolezza le giuste necessità di cambiamento, nessun interesse di potere, ne economico, sarebbe stato in grado di fermarlo.

La scelta del momento storico per i cambiamenti non deve tener conto solo della grandezza del progetto e di chi lo intende realizzare, ma anche del supporto sociale che questo riuscirà, ragionevolmente, a catalizzare.

Il mondo non era ancora pronto per una cambiamento di quelle proporzioni allora, e non era pronto a far propria la filosofia illumanista nel XX° secolo; tempo della sua presentazione. Per fortuna è arrivato, e sarà sempre di più il XXI°. Il tempo passa sempre, e gli uomini con lui. Ma nessuno può fermare il tempo ne la crescita delle necessità. Si mettano l’animo in pace, quelli che vivono ancora nel XX° secolo.

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