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Il doppio terrore di cambiare la scuola

Da almeno 30 anni si parla della necessità di cambiare la scuola. La realtà è che da altrettanto tempo niente si è riuscito a fare. Un po' perché il disinteresse della politica per questa necessità ha raggiunto livelli talmente alti che definirli criminali è dir poco. Un po' perché, diciamocela tutta, al di la di proposte di qualche singolo temerario, nello specifico non è iniziata nemmeno uno straccio di discussione su cosa si intenda cambiare; figuriamo in che direzione, in che prospettiva.

Pensiamo solo a ciò che sta accedendo proprio in questi giorni, dove di fronte alla promessa che arriveranno le risorse, una montagna di soldi per la riforma della scuola, si è giunti a pensare che basteranno qualche migliaio di miliardi per risolverne i problemi, problemi che sono invece soprattutto culturali. Una povertà di prospettiva che la dice lunga su quelli che saranno i risultati.

Se da un punto di vista dei conservatori il cambiamento della scuola è stato e continua ad essere frenato dalla paura di perdere i riferimenti ai vecchi ma ormai “falsi valori”, valori che la cultura ritiene ancora irrinunciabili e meritevoli di essere “imposti” ai suoi giovani, e che la formazione debba essere sempre di più finalizzata quasi esclusivamente al mercato del lavoro, da un punto di vista illumanista una riforma della scuola fatta oggi potrebbe risultare persino più pericolosa di una sana attesa. Un sano far niente in attesa di una migliori capacità di vedere in prospettiva, specialmente da parte di chi sarà chiamato a decidere cosa e come cambiare, potrebbe, anzi sicuramente sarebbe auspicabile.

Sarebbe da augurarsi un rinvio di questo cambiamento, perché la paura di una riforma fatta dai figli della cultura sociale contemporanea potrebbe rivelarsi una riforma assolutamente insufficiente. Una riforma fatta male sarebbe una riforma inutile, ma soprattutto bloccherebbe per molti anni a venire la possibilità di rimettervi mano; almeno fino a quando non si fosse aperta e sviluppata prima una discussione su quei valori di cui sopra.

Pertanto, oggi esiste un doppio terrore di cambiare uno dei pilastri della crescita culturale degli uomini di domani: quello dei conservatori e quello dei veri riformatori.

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