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La battaglia

l’educazione civica

le regole della convivenza civile

i diritti umani

Tre aspetti del vivere che ormai sono diventati di livello idealista, che spesso vengono accostati e reclamati assieme quando si cerca di richiamare l’attenzione su cosa dovrebbe essere meglio curato e promosso nella speranza di poter raggiungere una convivenza civile migliore e una minore discriminazione e sfruttamento tra gli uomini.

A chi non e capitato di leggere frasi come questa: “Bisognerebbe introdurre l’educazione civica nelle scuole, in un sistema che promuova i diritti umani e le regole della convivenza civile”.

Vero, verissimo, la scuola può e dovrebbe diventare il vero fulcro di questa promozione. Ma va detto anche che da sola, senza la collaborazione dell’altra scuola sociale, l’informazione in tutte le sue diverse derivazioni, la scuola da sola sarebbe, come già lo è, perdente. Come perdente sarebbe ogni sforzo della famiglia e persino della politica. Solo grazie all’unione di intenti di tutti questi attori formativi si può intravedere qualche speranza. Ma siamo in grado di raggiungere questa unione? No, almeno nell’immediato.

A parte il fatto che accostare il concetto dei diritti umani agli altri due è già una forzatura di puro comodo dialettico, oggi temo che questa speranza sia parte proprio di quell’utopia.

Ma proprio perché si tratta di un’utopia, già questo significa che in se contiene sicuramente la sua parte realizzabile. Infatti, ogni utopia è composta da una parte di realtà, cioè di qualcosa di realizzabile, e di idealismo utile a sostenerla.

Ma allora, quale parte di quella “speranza” sarebbe realizzabile e quale deve fungere da idealismo, da energia di speranza utile a raggiungere gli atri obiettivi, la parte realizzabile?

Sicuramente sarebbe realizzabile l’inizio di un’azione formativa tesa a preparare i giovani uomini di domani capaci di essere più forti, più sicuri di se. Un problema oggi molto sentito e reale. Uomini in grado di iniziare a prendere coscienza concreta della propria potenzialità, ma anche della necessità di cambiare questa sciagurata situazione sociale, di educazione civica e regole di diritti e doveri indispensabili per una più accettabile convivenza civile. Quindi, una formazione diversa dei singoli prima di tutto, e solo di riflesso, che per naturale conseguenza garantirà i risultati in tema di educazione civica e convivenza civile.

Il tema dei diritti umani resta a ben altro livello, e soggiace a interessi di ben altra natura, e direttamente non rientra nemmeno nella parte utopica di quella speranza. Già quella dell’educazione civica e le regole di convivenza civile, oggi, senza un rafforzamento delle individualità sono utopia. Parte di quell’utopia che potrà essere realizzata solo grazie alla presa di coscienza del valore individuale di ogni singolo. Quindi, quel tipo di formazione sarà una battaglia illumanista che andrà combattuta in prospettiva, e se oggi sarà utilizzata come parte utopica, è l’unica che porterà a diventare concreto cambiamento sia in termini di educazione civica che di convivenza civile. Una battaglia da iniziare oggi per un risultato di riflesso, e irraggiungibile direttamente, cioè con uomini spaventati, deboli, e impauriti, quindi chiusi ognuno dentro al proprio guscio per difendersi prima di tutto dalla propria debolezza.

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