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Il senso della vita.

Sicuramente l’avete capito: In questo gruppo mi piace andare un po' “contro corrente” rispetto alle convinzioni comuni.

Vorrei trattare il tema del senso della vita, e vorrei azzardare l’idea che un senso alla nostra vita dovremmo darlo anche per il solo fatto di essere nati.

Magari in modo inconsapevole, molti si affidano ad un senso della vita. Anche chi ritiene non ne esista uno, in fondo altro non fa che darne una definizione, e quindi ha una personale idea, un personale senso della propria esistenza. In questo caso diventa un senso della vita persino l’idea che la vita non abbia nessun senso.

Molti, quasi tutti, qualunque sia la personale impostazione in merito, compiamo però un errore, quello di non scegliersene uno coscientemente. Quasi sempre preferiamo accontentarci di una direzione preconfezionata o di un’idea derivante dal senso comune prevalente nel proprio momento storico, o del gruppo che meglio soddisfa i nostri bisogni psicologici.

Un errore, non fosse altro perché si tratta, quasi sempre, di una convinzione non scelta per ragionamento personale.

Questa situazione riguarda tutti, anche quelli che si formano una convinzione partendo da una qualunque filosofia o credenza esistenziale. Infatti, i più finiscono per convincersi che basti fare di quella fonte “il proprio senso della vita”, e nessuno sforzo si debba fare per andare oltre.

Ed è proprio questo l’errore: abdicare a quel “dovere” di ragionamento personale intorno proprio ad una problematizzazione della vita. E cosa c’è di più problematizzante del senso della vita stessa?

L’Illumanesimo è anche questo, il cercarsi una problematizzazione esistenziale. Proprio l’opposto della cultura dominante del nostro periodo storico, dove la problematizzazione dell’esistenza viene scacciata come la peste.

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