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Ri-”meta”fisizziamoci

Per Aristotele, le cause prime della realtà sono cause incausate. Oltre tali cause non vi sarebbe possibilità di inoltrarsi, proprio a causa del loro essere anche il limite del reale e delle sue spiegazioni.

Questa concezione è stata presa, quasi in toto, come riferimento da una larga fetta della filosofia, ed è stato e continua a restare, probabilmente, la più limitante delle cause che hanno costretto la filosofia a restarvi impigliata. Un concetto che ha finito per costringerla persino a autolimitarsi. Troppe, e troppo rigide sono state le aderenze a quell’assunto. Aderenze che hanno finito per limitare persino ciò che dovrebbe essere la fonte stessa della libertà speculativa, cioè la filosofia. Branca della conoscenza umana che ha, invece, solo l’obiettivo di diventare concretezza esistenziale di ampliamento dei limiti conoscitivi e delle loro possibili cause.

Se da un lato, persino l’origine certo del termine metafisica ci resta ignoto, dall'altro il suo “significato” o è stato tradito, prendendolo a prestito per speculazioni tutt’altro che “meta”, o è stato messo a frutto con un’approssimazione terrificante, proprio a casa di un’errata impostazione di quei presupposti, di quelle “cause prime”.

Fino a quanto la filosofia, l’unica in grado e con i titoli per poterlo fare, non si approccerà in modo diverso alle cause prime, o almeno ad alcune di queste, e non incontrerà nuovi enti cause, e non troverà il modo di collocarli in ben altra posizione rispetto al concetto di realtà, fino a quando non si riuscirà in tutto questo, Aristotele continuerà a tenerci il freno tirato, limitandoci nella possibilità di fare dei passi in avanti rispetto a ciò che ,forse erroneamente, viene definito “meta”, o forse solo “meta”.

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