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Evvivaaa!!! Si ribellano

Da qualche giorno assistiamo, finalmente, a qualche sporadica forma di ribellione dei giovani. Per adesso solo qualche manifestazione, qualche scuola occupata, ma è già qualcosa. Comunque, è pur sempre un segnale che evidenzia l’accentuarsi di una “voglia” di partecipazione; e questo è sempre positivo.

Queste forme di protesta sono veramente indirizzate a chiedere qualcosa di utile, almeno per loro, per il loro futuro? O sono, piuttosto, pur nella giusta idea che qualcosa debba cambiare, manifestazioni che chiedono troppo poco, che chiedono cose che serviranno solo ad accentuare la loro condizione di vittime ? Vittime così assuefatte ad uno status quo al punto di portarli a chiedere cose che finiranno solo per accentuare la loro condizione di “schiavi” inconsapevoli di un sistema che di loro si nutre e si serve.

Il rischio è molto alto, e la preoccupazione che ciò accada pure. E’ già accaduto in passato. Come non ricordare il movimento studentesco, e non, degli anni 60/70, che ha finito, senza nemmeno una vittoria, per liquefarsi e assuefarsi agli interessi del sistema falso felicitista degli anni 80 ( lo yuppismo, l’arrampicatismo sociale) che è riuscito a trasformare molti di quei “figli dei fiori”, in ferventi sostenitori di un modello sciagurato, che ci ha portato a ciò che siamo oggi, da seguire come una religione. Quanti sono passati, solo pochi anni dopo e senza nemmeno un rimorso, dalla camicia a fiori al chiodo, e dal chiodo alla cravatta globalista!

Ma vediamo cosa chiedendo nel concreto?

- Protestano per: «la scarsa attenzione nei confronti dei problemi della scuola (?).
- Contro la chiusura dei porti agli immigrati e più in generale per le politiche di repressione (??)».
- Contro il degrado delle strutture scolastiche «fatiscenti che crollano sulle nostre teste»
- «Più attenzione a istruzione» (?)
- Inoltre dichiarano: «La nostra azione non è contro l’amministrazione scolastica ma una lotta politica antigovernativa»
- Aggiungono: «Il governo di Salvini e di Di Maio sta attuando manovre di stampo xenofobo e razzista, ……….
- Inoltre «la nostra protesta è indirizzata anche nei confronti dei ministeri, che continuano a non rivolgere attenzioni verso la scuola pubblica, tagliando i fondi invece di investire sulle già carenti strutture culturali e dell’istruzione».

Queste sono solo alcuni piccoli esempi dei motivi che alimentano questa protesta.

In queste rivendicazioni non c’è il minimo accenno al modello formativo, al modello sociale in cui vorranno vivere, al sistema della ricerca intorno al valore umanistico, Non c’é traccia della richiesta di un modello che non li costringa a diventare merce per un mercato che arricchisce solo pochi, a che li costringerà ad essere sempre più dipendenti di un sistema che di loro ha interesse solo a servirsi. 


Non c’è traccia di richieste per un modello formativo che agevoli la possibilità, il diritto a crescere con una personalità forte, in grado di autodeterminarsi e, magari, meglio riuscire a fronteggiare il livellamento culturale che si intende affermare anche per il futuro. Insomma, non c’è traccia di rivendicazioni nella direzione, anche in parte utopica, di un diverso paradigma esistenziale. E si che di capacità e predisposizione a tali richieste ne avrebbero!

Niente di tutto questo. Speriamo che arrivi a breve, perché questo non è un buon segnale.

Infatti, tutto questo dimostra che sono talmente condizionati da ritenere che il futuro che gli si prospetta, o sia il migliore dei futuri possibili, o sia immodificabile. Il rischio maggiore è che ritengano che il cambiamento del modello formativo a cui sono costretti sia meno importante dei soliti principi astratti di egalitarismo, di altruismo da salotto ecc. ecc..

Non c’è dubbio che maggiori risorse siano indispensabili, che le scuole debbano essere messe in sicurezza, ecc. ma queste sono le “minime richieste” possibili. Richieste che, però, sono anche lo specchio di quanto i giovani siano vittime inconsapevoli al punto di ritenere che solo questi siano i loro veri problemi - che poi sono gli stessi che sentono e leggono nei media e sulla rete, e niente di più.

Non affrontano minimamente i veri problemi di sistema, e questo dimostra quanto sia difficile tale presa di coscienza; difficile anche per chi dovrebbe esserne il promotore. I giovani devono cavalcare le grandi utopie, perché solo parti di queste saranno realizzabili. Se cavalcano piccoli cavalli a dondolo non potranno che restare li dove sono.

L’Illumanesimo, per iniziare a far capolino in modo serio nella cultura avrebbe/avrà necessità di giovani in grado di portare questo tipo di richieste; anche perché, ripeto, solo una minima parte di queste saranno realizzabili. Quindi o puntano più in alto o, in questa direzione, queste proteste non serviranno a niente. Servano solo ad aggravare la loro condizione di inconsapevoli servitori.

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