top of page

La società senza coscienza

Gli manca solo la coscienza. “Ma la società, che è nata semplicemente come estrinsecazione astratta di un gruppo di uomini, diventa una entità vivente. La società vive attra­verso le leggi, i regolamenti, i codici, le norme. In questi codici, in questi regolamenti, in queste norme si muovono principi filosofici che organizzano queste norme, questi regolamenti, principi etici, sociologici, religiosi, al punto che la società, nata come estrinsecazioneastratta, diventa un “essere vivente” (cit.). Nonostante tutto questo nessuna società può, e mai dovrebbe, assumere nessuna legittimità o valore di superiorità rispetto all'individualità di nessuno che possegga una coscienza.

Mai, fino ad oggi, una società umana è riuscita a raggiungere questo livello. Nella storia le società sono state il fulcro dell’esistenza dei singoli, ma hanno finito per non tenere, mai, nella dovuta considerazione proprio lo strumento principe della loro esistenza: l’Uomo e la sua individualità e la sua coscienza.

Adesso, i tempi stanno cambiando, e solo le società moderne, seppur in mezzo a miriadi di difficoltà, di ripensamenti, di spinte in avanti e brusche frenate, il concetto di individualità e di coscienza iniziano a salire alla ribalta come non mai. Il processo è iniziato da poco più di un secolo. E’ passato attraverso l’assunzione di norme, leggi e “riconoscimenti” sociali che iniziano quantomeno a riconoscere, anche se ancora solo e molto teoricamente, l’esistenza di questo valore. Una di queste, la Dichiarazione universale dei Diritti Umani, ne è una parte significativa. Ma anche in questa ( come in molte altre) vi si ritrovano, inevitabilmente, i tipici riferimenti a modelli di un passato che, rispetto alla filosofia illumanista, la costringono ancora in un passato che dovrà cambiare.

Infatti l’Illumanesimo, pur riconoscendo questo processo in corso, e riconoscendo in questo processo un segnale abbastanza chiaro verso il cambiamento della storture del passato rispetto al riconoscimento dell’individualità e della coscienza come valori primari, assoluti, superiori ad ogni altro livello umano, si trova nello scomodo ruolo di “dover” cogliere, anche all'interno di questo cambiamento, gli aspetti che la fanno restare indietro, che la frenano.

A livello sociale sono quei riferimenti ( leggi, norme ecc.) che fungono da “spinte” sociali. Lasciare che restino così legati al passato senza nemmeno denunciarne i limiti, significa aspettare, forse più del “necessario”, la loro modifica, il loro riallineamento alla reale necessità di cambiamento. Un duro lavoro che solo la coscienza può svolgere, e la società quella coscienza non ce l’ha. Quindi spetta ai singoli, a che quella coscienza ce l’ha e può usare. Solo a noi.

bottom of page