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Ri-forma

 

Quasi mai un problema ha una sola causa e questo specialmente se si tratta di un problema complesso com'è, per esempio, un problema sociale.

Però, questo non giustifica minimamente il diritto per nessuno a rifugiarsi dietro il concetto di complessità, quando non si è capaci a risolverlo. Così come non è "buona idea", quella di rivalutare "l'uomo forte", quello che ci "risolva" i problemi, quando ci accorgiamo che la complessità ci sta sfuggendo di mano.

Prendiamo a esempio uno dei problemi, ma azzarderei definirlo il problema dei problemi: quello della scuola, e della formazione degli uomini in generale.

Sicuramente, in campo formativo, avendo a che fare con "la cosa" più complessa che conosciamo, con l'uomo, non possiamo negare che la sua formazione, la guida per la sua crescita, siano le cose più complesse in assoluto. Ne consegue che, altrettanto, complessa sia la gestione delle collettività a cui da vita.

Gli insegnanti sono l'avanguardia, ed il loro è un difficile, difficilissimo lavoro.

Le famiglie, costituite prevalentemente da persone figlie di un sistema formativo carente, e di un sistema sociale che ne subisce tutte le conseguenze, finiscono per incontrare enormi difficoltà a svolgere il loro ruolo, e più complessa e disomogenea sarà la società più difficile sarà il loro compito.

Degli insegnanti del nostro tempo, a loro volta figli dello stesso momento storico, non possiamo negare le carenze. Però, con onestà, dobbiamo anche ammettere che il loro compito è assai più arduo che in passato. Perché si trovano a dover far fronte, oltre che alle carenze di quelle famiglie di cui sopra, soprattutto alle carenze sociali. Carenze derivanti dalla stessa causa, ma anche dalle sopraggiunte difficoltà/incapacità a gestire società ormai troppo complesse. Pertanto, anche per loro è un problema di formazione, ma soprattutto di una società che rema totalmente contro quel compito formativo. Vuoi per necessità, vuoi per interesse, vuoi per totale incapacità progettuale di un futuro umano ed economico, finiscono per trovarsi tutti contro. La frustrazione e il senso di impotenza finisce per completare l'opera di "distruzione" di uno dei ruoli primari di una società. O si trova il modo di risolvere questo, o saremo tutti vittime del resto: vittime dell'economia dominante, del tecnicismo, dell'assenza di politica e del vuoto culturale e individuale. Una miscela esplosiva e pericolosissima.

Fin qui l'analisi. Superficiale quanto volete, ma sicuramente aderente al vero.

Ma la sola analisi non può e non devrebbe bastarci. Ma qualcuno, in questo momento storico, riesce a intravedere anche qualche debolissimo segnale di cambiamento? Qualcuno, magari dall'interno del mondo della formazione, ha visto qualche segnale, qualche passettino in favore della scuola e dei formatori? Per esempio, qualche iniziativa formativa in loro favore. Qualche proposta concreta che li aiuti a "combattere", che li aiuti a non essere più completamente soli, ostaggi di tutto e tutti? Io no, tutt'altro.

Comunque, il miglior aiuto alla scuola, per un futuro formativo di tipo illumanista, potrebbe arrivare solo con una ri-discussione, ampia e profonda, dell'intero impianto, a iniziare dalla formazione dei formatori. Formazione che sia capace di preparare, anche a livello psicologico, gli insegnanti a superare questo loro difficilissimo momento.

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