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Uniti per un Illumanesimo da proporre

L’affermazione dell’Illumanesimo sarà solo una forma, tutta umana, dell’elaborazione di un pensiero molto più complesso, più “alto”, ma che umanamente non sarebbe attuabile a causa dei limiti del corpo e della mente di cui disponiamo, due elementi materiali circoscritti dentro regole che non consentono cambiamenti, sempre molto lenti, se non entro un certo limite.

Nel futuro, qualunque sarà il risultato di questo processo di cambiamento, non sarà comunque mai qualcosa che riprende totalmente la fonte da cui deriva. Non sarà un copia e incolla di parole espresse al solo scopo di essere elaborate dall’uomo.

Questo ci dice quanto inutile sia ogni sforzo fatto oggi per proporre su larga scala gli scritti e le parole originali senza prima aver formato uomini in grado di far propri, in una forma più accettabile, quei principi.

I concetti di fondo ed i loro significa saranno i riferimenti di un nuovo momento culturale, momento che avrà bisogno di tempo, ma soprattutto di uomini nuovi. Oggi nessuna conoscenza, per quanto approfondita e precisa di tutta la filosofia originale sarà in grado di cambiare ciò che siamo, e quindi non sarà trasferibile nemmeno dal più grane dei suoi conoscitori.

Pertanto, la paura dell’elaborazione, il timore del suo stravolgimento, timore che sempre più spesso viene espressa da molti, è tale solo perché si ritiene e si teme che a cambiare possano essere i principi filosofici di fondo, mentre a cambiare devono essere le persone, ad essere riformulate devono essere le impostazioni esistenziali che sono alla base di una cultura umana. Esattamente l’opposto, quindi, di quanto si teme.

Tutto questo processo di elaborazione ha bisogno di tempo e di nuovi modelli formativi, naturalmente, ma già da oggi non trarrà nessun vantaggio da una “guerra” di posizione tra le diverse anime dei sostenitori di quel patrimonio culturale. Ancor meno ne trarrà dall’intrusione, dal tentativo di affermazione di elementi inquinanti che niente portano di nuovo, e creano solo inutili contrapposizioni, e creando confusione. Anche in questa direzione l’attenzione di tutti sarà molto utile.

Se questa riunificazione non avvenisse sarebbe un vero peccato, perché i segnali di necessità di cambiamento sono sempre più evidenti e significativi, e la società ha intrapreso un cammino che le lotte interne tra chi ha compreso il valore del materiale di cui disponiamo possono diventare alleate persino dei suoi oppositori.

Rispetto a questi segnali, pensiamo solo a ciò che è successo in ambito politico, dove negli ultimi anni abbiamo assistito al più grande fenomeno della storia democratica di mobilità degli elettori tra i diversi partiti, anche molto diversi tra loro, sia vecchi che nuovi. Fenomeno che, in rapportato alla nota difficoltà che ogni uomo ha nell'abbracciare il nuovo, ci da chiaramente l’idea di quanto bisogno di cambiare si agita dentro molti uomini. Noi uomini siamo notoriamente molto ancorati alle consuetudini e al conosciuto, ma i nostri bisogni più profondi sono spesso inconsci, e si presentano nel sociale attraverso segni involontari che non possono sfuggire a chi quel cambiamento sa che arriverà, e arriverà proprio attraverso la richiesta dal basso, e non certo per promozione da parte di chi, in qualsiasi modo, arriva a prendere il potere, sia politico che culturale. Quindi, basta divisioni, basta personalismi. Solo uniti potremo essere pronti, quando sarà il momento, per presentare le nostre proposte culturali.

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