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Il timore

Devo essere sincero, ogni volta che mi capita di chiedere agli intellettuali di svolgere con più convinzione e impegno il loro compito “istituzionale”, quello innovatori, mi assale una forma di disagio interiore difficile da ignorare. Mi avvolge un senso di timore. Il timore che, anche se lo facessero, se anche solo per sbaglio mi ascoltassero, temo lo farebbero in modo assolutamente diverso da come servirebbe allo scopo. Forse perché temo, che in questo momento farebbero più male che bene all’idea illumanista?

Infatti, il concetto illumanista prevederebbe un tipo di impegno basato su presupposti ancora totalmente elusi, o per lo meno ancora molto lontani dal livelli di accettabilità da parte di chi, come appunto gli intellettuali, (che poi non sono diversi dalla stragrande maggioranza degli uomini del nostro tempo) , ha ormai un proprio bagaglio formativo consolidato. Avere raggiunto un discreto livello culturale comporta anche una maggiore difficoltà a mettere in discussione le parti fondamentali del discorso su cui ci si è formati. Infatti, sono prima di tutto i presupposti fondanti di una cultura quelli che la condizionano, o almeno alcuni di questi. In molti casi significherebbe mettere in discussione persino la propria interiorità, quella superficiale, quella formatasi in modo artificiale vivendo nel contesto sociale (quindi niente a che vedere con l’interiorità intesa con il SE individuale), e questo significherebbe persino disagio, rifiuto, che porterebbe a tentativi di addolcimento, di alleggerimento di ciò che, invece servirebbe.

Naturalmente, l’Illumanesimo non è un nuovo tipo di cultura, ma un processo, e come tale richiede una buona dose di “elasticità” di approccio. Ma siccome alcuni presupposti sono ancora difficili da introdurre in una eventuale discussione di tipo culturale, perché vanno a cozzare, o quantomeno a mettere in crisi proprio i fondamenti di chi si dichiara intellettuale, ecco che quella richiesta, per quanto indispensabile e non eludibile, causa in me quel tipo di reazione.

Essere intellettuali (salvo rarissime occasioni di altissimo valore, naturalmente) significa necessariamente essere anche aderenti al tipo di cultura in cui ci si è formati e che, per naturale conseguenza, abbiamo abbracciato anche in funzione di quel ruolo scelto, e da svolgere nella società. Una posizione comprensibilissima, persino condivisibile, ma forse è proprio questa mia consapevolezza a causare quel mio timore di fondo. Il mio è un timore causato anche da una mancanza di coraggio? Forse si. O è causato solo da quel “eccesso di consapevolezza? Forse no. Con certezza non lo so. Temo solo che tutto questo non sia utile all’Illumanesimo.

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