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Il dolore dell'abitudine

Abbiamo ancora tanto da conoscere, e su questo non ci sono dubbi. Ma questo non ci giustifica assolutamente del fatto che, se ci sono cose che ancora non le abbiamo capite significa che, o siamo in malafede, cioè abbiamo coscienza di non aver capito ma lo neghiamo anche a noi stessi per comodo psicologico, o per motivi anche meno nobili ( si, perché anche le giustificazioni psicologiche finiscono per essere anche una comodità quando ci alleviano dalla fatica di pensare), oppure ci rifugiamo nel più classico dei: ancora non lo abbiamo capito, ma è solo questione di tempo e di buona volontà. Come se ci fosse ancora qualche speranza. No, il mondo dell'uomo, la sua conoscenza passata, e gli effetti di molte convinzioni che si sono susseguite in migliaia e miglia di anni di esperienza, è ormai abbastanza adulto da poterci quantomeno consentire di decidere quali cose che sono alla nostra portata e quali non lo sono. Non lo sono mai state, non lo sono e non lo saranno mai. E niente dovrebbe impedirci di ammettere che molte delle nostre convinzioni intorno alla nostra vita non le conosciamo e mai le conosceremo. Ma questo non è il più grave degli errori, spesso causato dall’abitudine, dalle convenzioni e dall’idea che, in fondo, non è nemmeno il peggiore dei mali, quello di non ammettere i nostri limiti in materia di mente e di speranza. Preferiamo continuare a usare l’abitudine a scapito della “fantasia”

Questo purtroppo non è così. Infatti, molte di quelle cose che non abbiamo capito, e che continuiamo a interpretare attraverso credenze e condizionamenti culturali (le due cose possono sembrare molto distanti ma non lo sono affatto), sono anche causa di una quantità infinita di dolori all'intera sfera personale ed esistenziale di milioni di uomini. La nostra ostinazione a credere di conoscere cose che invece conosciamo in modo ormai palesemente sbagliato, ma che ci ostiniamo a non ammettere la loro palese falsità, ci causa una miriade di dolori e difficoltà esistenziali è la più pesante e masochistica abitudine da cui l'uomo non riesce a liberarsi.

Questa abitudine proviene da lontano, naturalmente. Diversamente dal passato, quando la conoscenza collettiva era molto minore, e quando la scusa della speranza che prima o poi sarebbe stato possibile giungere a conoscenze confermative, un passato in cui era ancora giustificabile quel tipo di “ignoranza”, questa inizia diventare una scusa non più sostenibile. Oggi abbiamo raggiunto una sufficiente diffusione culturale e di conoscenza che gli uomini del passato non avevano, e il voler continuare su quella strada, il voler insistere a guardare il mondo e l’uomo con gli strumenti culturali e ideologici del passato è solo una deleteria, dolorosa e ingiustificabile abitudine.

Serve un cambio di approccio all’esistenza e alle sue cariatidi culturali e ideologiche. Serve un approccio #illumanista. I primi e timidi segnali di messa in crisi di quel vecchio stanno iniziando a sorgere in modo spontaneo, ma lo stanno facendo ancora in modo caotico. Un modo sbagliato, forse inevitabilmente sbagliato, ma non c’è dubbio che è proprio in questa confusione che gli pseudo “sacerdoti” del vecchio “sapere” rischiano di avere buon gioco, e rischiano di riuscire a re-imporre quelle ormai palesi falsità; e l’abitudine è la migliore dei loro alleati.

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