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L’imperfetto

Il tempo necessario per realizzare il nuovo è sempre stato lunghissimo. Oggi questo tempo può essere ridotto di molto, moltissimo, ma sempre se non continuiamo a lasciare che a cambiare siano solo gli aspetti meno umanisti delle nostre comunità umane. L’illumanista è ottimista, e crede che questo possa avvenire. Nell’articolo che segue ce lo dice anche uno dei padri dell’Illumanesimo: Meno critiche e più positività, più azione per correggere quanto più possibile le imperfezioni che, inevitabilmente, come sempre ci sono.

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Il nostro tempo

In una lezione pubblicata più avanti viene evidenziato un concetto semplice sul quale conviene tornare brevemente. Quello in cui si afferma che nella società ogni cambiamento evolutivo impiega quasi sempre molti anni, se non secoli, per cui si finisce con la stare sempre in una fase di transizione senza riuscire a viversi il cambiamento nella sua piena interezza. Si pensi all’Umanesimo che nasce nell’Italia rinascimentale nel XV secolo, ma erano propaggini del V secolo a.C. con Protagora, Socrate, Zenone i quali avevano affermato che sono gli uomini che devono essere messi al centro della Storia, non gli dei. Questo pensiero fu già sufficiente perché ad Atene, pur culla della grande civiltà mediterranea, alla morte di Protagora le sue opere vennero bruciate in piazza. Ancora oggi l’umanesimo resta nell’ombra e così pure lo spirito del rinascimento e ancor più quello illuministico. Quindi c’è una buona ragione per dire che nessuno è mai riuscito a viversi interamente lo spirito rivoluzionario del cambiamento nel periodo in cui è vissuto. Forse ne avrà anche viste di belle, come suol dirsi, ma non le ha mai viste tutte, non ne ha mai avuto il tempo. Però non sarei così radicale. Io vedo che nelle nostre vite attuali invece questo è stato il momento giusto per un’esperienza spirituale quasi totalizzante. Mia nonna ha vissuto parte della vita con il lume a petrolio e senza la radio. Ma noi, negli ultimi cinquant’anni abbiamo avuto cambiamenti che il mondo non ha realizzato da almeno 2.500 anni a questa parte, primo fra tutti il cambiamento dalle monarchie feudali alle democrazie costituzionali e popolari, alla libertà di stampa e di opinione, alla libera circolazione nel mondo delle persone e delle merci, 3 alla libertà di religione e di politica, alla giustizia secolare e non divina e quanto altro legato al riconoscimento dei diritti umani e, nello specifico, alle garanzie delle libertà private per mezzo delle quali è cambiata la legislazione sulla famiglia, dal divorzio all’aborto, al riconoscimento delle coppie di fatto, dall’omosessualità alla sessualità di genere. Per non parlare della scienza grazie alla quale io e molti di voi che mi leggete, siamo ancora vivi, magari prendendo dieci pillole al giorno, ma una volta saremmo già morti da tempo. Il fatto è che ci siamo talmente abituati a questi cambiamenti epocali che ci sembrano normali svolgimenti sociali. Prima se solo si protestava si poteva andare sul rogo, oggi si va in televisione e si è finanche applauditi. Nel bene come nel male di colpo siamo diventati liberi di fare praticamente tutto, finanche di sopravvivere a noi stessi, mentre prima non si poteva fare praticamente niente. E, se avessimo espresso le nostre opinioni, avremmo rischiato finanche la pelle assieme alle nostre famiglie, col sequestro dei nostri eventuali beni e col confino, il carcere, la tortura e il rogo. Quindi perdonatemi, ma per questi fondatissimi motivi io amo il mio tempo, questo tempo. So bene che le nostre libertà sono ancora immature, che sullo spirito soffia ancora un vento freddo di inerzia e di incapacità, ma abbiamo consegnato la libertà allo spirito del futuro, agli altri che verranno, sia da questa terra che da eventuali esistenze lontane. Non dappertutto è così, lo so bene. Ancora milioni di bambini, nel mondo, muoiono di fame, ma abbiamo i nomi e cognomi degli affamatori e prima o poi pagheranno, non per giustizia divina (quella non arriva mai) ma per il coraggio di quegli esseri che sapranno ottenere i diritti negati che altri, come noi, stanno già vivendo da alcuni decenni. Il punto è che il mondo lo costruiamo noi. E noi, mente e anima, ne siamo i responsabili. Per capire la forza dei diritti che abbiamo conquistati e che stiamo vivendo, basti pensare che per questo semplice 4 articoletto io sarei andato in prigione. Giordano Bruno per aver scritto un libro fu addirittura arso vivo, Galilei subì un ignobile processo e Mandela per la libertà dell’Africa si è fatto trent’anni di carcere. Prima di criticare la nostra storia attuale dunque pensiamoci bene. Cadere nel populismo generico è facile, più difficile è collocare il nostro essere nello spirito del proprio tempo, anche se ancora imperfetto.

Corrado Piancastelli

(Il suo ultimo editoriale)

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