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L’algoritmo della felicità

Ormai solo i “contrari per principio” possono pensare di negare che ciò che promettono test intorno alle possibilità di interagire e condizionare la parte fisica del cervello, i neuroni, e le rispettive risonanza psicologiche del tipo di quelle citate dell’articolo pubblicato da MIND – mente e cervello, non sia possibile; e questo indipendentemente da ogni dimostrazione tecnica. Ma siamo sicuri che la messa a punto di metodologie tecniche di questo tipo siano in grado di abbracciare tutto il modello mentale, tutti i tipi di “stati d’animo”, e potranno, come dichiarano di voler fare i ricercatori, ricoprire l’intero arco di cui è composta la psicologia umana. Forse potranno comprendere quelli mentali, quelli delle emozioni di tipo fisico, delle emozioni e dei “sentimenti” ma per quanto riguarda l’intera parte psichica, in particolare quella superiore, probabilmente il discorso è molto diverso. Rispetto a questi si potranno porre molti problemi pseudo morali, ma di questi non ci occupiamo adesso.

Questi tipi di impianti, per esempio, se sono in grado di influire, fino a modificarle, i rapporti fisici tra i neuroni ed i rispettivi riflessi psicologici, ci si augura che lo facciano quantomeno senza operare con soluzioni che finiscano per diventare poi patologiche a loro volta. La sperimentazione di massa ci fornirà le necessarie risposte in merito? Speriamo. Speriamo cioè che non creino problematiche di tipo patologico/mentale diverse, e quindi facendo anche più danni, fisici, di quelli che intendono curare.

Rispetto alla parte fisica ed ai suoi effetti sugli stati mentali diretti, probabilmente non vi sono dubbi, ma credo vi siano però aspetti della mente, e relativi stati d’animo, che sfuggiranno anche a queste metodologie di intervento. Aspetti che coinvolgono per esempio i principi morali dell’essere uomo e che sono le linee guida di intere vite individuali. Principi che già oggi se non vengono seguiti dall'individuo, magari a causa di condizionamenti sociali, religiosi, ideologici o altro portano, spesso, il soggetto a intere vite di insoddisfazione interiore e stati d’animo di insoddisfazione di fondo, di necessità inespresse e relativi stress esistenziali. Questo riguarda anche aspetti che coinvolgono le necessità di coltivare, per esempio, il senso del sacro, il senso di giustizia come principio di fondo, l’altruismo, ecc.. Tutti aspetti che si presentano al di sopra del modello mentale, ma che, anzi, ne sono i maggiori influencer ( come si dice oggi), e l’inibizione della capacità della mente a ricevere quei segnali non modificherebbe in niente quelle spinte ed i relativi stati di insoddisfazione di fondo. Sicuramente ne potrebbe inibire la ricezione, ma questo è un altro aspetto della questione, e non è detto che sarebbe un bene per l’individuo, ma solo una sua menomazione.

 

Che vi siano aspetti della mente che possono essere influenzati con processi fisico/tecnologici quindi non vi sono dubbi, e gli interventi come quelli dell’articolo ne sono la dimostrazione pratica, ma che tutta la parte mentale, in particolare quella dei “principi” di fondo, dei principi esistenziali, quelli che fanno dire della nostra carcassa animale: questo è un uomo, dei relativi bisogni di seguire, incontrare, praticare e far diventare “civiltà umana” quegli aspetti, e tutti i relativi stati d’animo causati dalle difficoltà a farli diventare vita vissuta, quelli temo/credo, e in fondo spero che nessuna macchinetta potrà mai modificarli; se non, appunto, intervenendo fino al punto di creare veri e propri stati di inibizioni. Metodologie che però diventerebbero solo stati patologici che annullano gli effetti e non certo le cause. Un po’ come una bella dose di tranquillante ( le religioni, le ideologie ecc. già lo sanno fare alla perfezione) che assopisce ogni capacità di problematizzare la vita di un soggetto. L’Illumanesimo è ben altra cosa, e questo dimostra solo e ancora una volta che la scienza tende, purtroppo, a seguire solo strade fisiche anche per cose che fisiche non sono.

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