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L'uomo scientifico

In una recente nota parlavo dell'intelligenza artificiale come mezzo possibile per poter affermare e riconoscere l'esistenza delle qualità superiori della mente. Un passaggio intermedio nel percorso di conoscenza che potrebbe presupporre però qualcosa di ben più complesso e profondo nel processo evolutivo umano, almeno in una parte di questo.

L'Homo occidentalis è giunto, e sta vivendo un livello di difficoltà, di debolezza tali, sia in ambito fisico che in quello intellettivo, da farlo rischiare di non riuscire più a sopravvivere a se stesso. Un livello di debolezza che pare giunto al punto di fargli sentire la necessità, inconscia ma pressante, di operare una qualche forma di correzione. Una necessità che, non riuscendo a cambiare in modo culturale, lo sta portando a cercare strade diverse, e una potrebbe diventare quella di cercare di sostituire il proprio corpo con uno nuovo, e la strada scelta per farlo sembra essere proprio quella tecnico/scientifica, quella della creazione di un proprio clone scientifico. Un uomo costituito con l'assemblamento di parti artificiale, sia fisiche, con la costruzione di elementi biofisici e tecnologici da un lato, e quindi pelle, intere parti come arti ricostruiti o artificiali, cuore ecc., sia intellettive grazie alla speranza di riuscire a ricostruire perfino il proprio cervello grazie all'A.I. (Artificial Intelligence). Al di là dei vantaggi fisici in termini di salute e benessere, l'uomo spera anche nella recondita possibilità che questo uomo scientifico possa dargli almeno l'illusione di riuscire a salvarlo da quella debolezza di fondo. Una debolezza che noi uomini occidentalis iniziamo a percepire ma che scopriamo di non riuscire a contrastare in modo "naturale"; siamo troppo deboli anche per questo.

Se però questa spinta e questa percezione iniziano a spingerci verso tutto questo in modo così forte e profonda potrebbe far pensare anche all'esistenza di qualcosa di ben più vasto. Una forma di consapevolezza inconscia tesa a mettere in campo il tentativo di salvezza di uno strumento, il corpo appunto, che si sta dimostrando sempre più inadatto ad operare da intermediario tra la realtà e l'astratto, tra il fisico e l'intellettivo inteso come parte superiore, astratta, della coscienza, quella parte che consente a noi di poterci definire uomini e non solo animali.

Un progetto, quello dell'uomo scientifico, che potrebbe però rivelarsi un investimento intellettivo su un tipo di uomo che, illuministicamente, potrebbe rivelarsi però inutile, almeno a quel fine. Resterebbe così la necessità di cambiamento da indirizzare in altra direzione, ma siccome la cultura non molla la presa, e ogni tentativo diverso da quello ne subisce i rallentamenti tipici del conservatorismo, quella necessità potrebbe essere soddisfatta da un processo che stiamo iniziando a subire, un processo molto più ampio e ambizioso di cui parlerò in un post successo, che chiameremo " la figlia di due vecchie".

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