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Il "razzista" illumanista.

Lo so, pochi saranno d'accordo con quello che sto per sostenere, ma forse proprio per questo il concetto merita di essere scritto: Se non impari ad essere "un nuovo tipo di razzista" difficilmente sarai illumanista.

L'Illumanesimo ha senso e vale solo se si ispira a concetti di diversità, di unicità di ogni persona e del valore dell'individualità (non dell'individualismo), e se racchiude in se anche l'idea di diversità tra le comunità a cui gli uomini danno vita, ai percorsi sociali, a quelli culturali ed alle loro costanti e inarrestabili modificazioni. Il concetto di uguaglianza, a livello raggiungibile dalle società umane, non è quindi né contemplabile ne auspicabile, perché in chiave illumanista è nell'incontro tra diversità che si presentano le migliori occasioni di esperienze, di conoscenza e crescita dei singoli e della comunità umana tutta.

Le motivazioni e i processi delle modificazioni sociali li conosciamo, o almeno dovrebbero conoscerli abbastanza bene almeno quelli che conoscono la fonte dell'Illumanesimo, e quindi non li ribadirò, ma se andiamo ad analizzarne la sostanza possiamo affermare che in questi ci sia un fondo di "razzismo", di concetto profondo di diversità, ma non diversità nella direzione delle discriminazioni razziali, nei soprusi e nelle vessazioni reciproche, ma di una diversità molto più profonda, motivata e utile ad una più probabile è pacifica convivenza sociale.

Essere un razzista in chiave illuminista significa quindi rivoluzionare persino il concetto di razzismo, portandone il significato dalla parte dei valori, dalla parte del riconoscimento delle diversità come un valore assoluto. Riconoscersi illumanista significa diventare "diversista", riconoscere cioè nelle diversità un valore assoluto.

Un valore che deve valere però senza retorica e senza buonismo di facciata, e questo significa che il riconoscimento ed il rispetto di queste diversità deve essere fatto in ogni direzione e rispetto a tutte le diverse posizioni, riconoscendo che la società umana è composta da chi ha già percorso determinati cammini e chi deve ancora percorrerli, e tutti hanno gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti. Devono essere abbandonati i concetti di "più avanti" e "più indietro" , e ad ogni posizione, a chi è "più avanti", chi ha percorso sentieri che altri devono ancora percorrere non può e non deve essere chiesto di fermarsi ad aspettare, così come non ci si può illudere e non si può pretendere di accelerare, per comodo, il cammino di chi deve ancora percorrere quei sentieri e fare determinate esperienze.

Lo capisco, è difficile anche il solo pensare di diventare "buoni" in modo così diverso, capisco che fa ancora più paura pensare di diventare razzisti, ma il razzismo illumanista deve diventare quanto di più lontano possibile da ogni tipo di discriminazione razziale per diventare un valore primario in favore dell'uomo, di ogni uomo e delle sue forme organizzative e culturali, un valore dove il solo riconoscimento di queste diversità, al fine di tutelarle tutte indistintamente, riconoscendole e favorendone l'incontro là dove necessario, possa diventare forma di riconoscimento reciproco senza penalizzare però nessuna delle parti.

Anche a livello individuale il "razzismo", questo tipo di " diversismo " diventa quindi non solo possibile e positivo ma auspicabile perché in grado di favorire sia la possibilità di svolgere ognuno la vita che gli è più congeniale, sia la distensione tra le diverse espressioni sociali.

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