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L’ottimismo che protegge

Io sono ottimista per “obbligo”, infatti essendo illumanista non potrei essere contemporaneamente pessimista; l’Illumanesimo è una prospettiva positiva al massimo grado, ma essendo in una prospettiva superiore alla durata di ogni singola vita terrena - e anche più di una -, non esclude che all'interno del processo per raggiungerlo si verifichino momenti anche bui.

Uno dei segnali che l’Illumanesimo si sta preparando lo ritroviamo nell”’aggravarsi” delle necessità di cambiamento di un sistema sociale altamente ingiusto, un sistema dove le diseguaglianze sono considerate progresso, dove i concetti di solidarietà umana hanno lasciato il posto a quelli dell’individualismo, e dove l’oscuramento delle capacità interpretative dalle realtà che ci circonda, e degli effetti che questa incapacità ci procurerà hanno raggiunto livelli sempre meno sopportabili.

In mezzo a questa incapacità notiamo anche una crescente presenza del più classico dei fenomeni nei momenti in cui qualcuno cerca anche solo di denunciare quei problemi, quello del negazionismo, il rifiuto di prendere coscienza dei problemi reali e delle loro tragiche prospettive, ma anche dei segnali positivi, che ci sono, e si tende a leggere tutto rispetto ad un presente contingente, atteggiamento che se non fosse tragico sarebbe quasi comico.

La dimostrazione della difficoltà a prendere piena coscienza che i massimi problemi sociali si sommano a quelli contingenti dei singoli che diventano sempre di più e sempre più complessi la si nota anche analizzando le discussioni che questi sollecitano nel pubblico dibattito, e ci ritroviamo ad assistere a veri e propri “polpettoni”, nei quali, non sapendo fornire risposte concrete, vi vengono confusamente inseriti problemi molto diversi e molto lontani tra loro. Questo è un chiaro segnale che siamo giunti al punto in cui più che cercare di imporre nuove idee è diventato più importante cercare di sopravvivere.

Noi, nel modesto ruolo di osservatori dei segnali Illumanisti, possiamo e dobbiamo solo fare attenzione, vigilare che questi momenti di difficoltà non diventino momenti di rischio: Il rischio di abbandono del processo di cambiamento. Come? Semplicemente cercando di tenere accese delle luci, dei lumicini utilizzando il prezioso materiale di cui disponiamo. Per farlo credo sarà sufficiente che ognuno faccia la propria parte nel proprio ambito. Disponiamo infatti di una tale quantità di materiale capace di alimentare molte fiammelle di speranza, e il nostro unico problema, credo, sarà quello di imparare a gestirlo con la massima oculatezza, prima di tutto proteggendolo dai rischi di screditamento, rischi che provengono sia da un passato di condizionamenti che da una falsa speranza per un futuro promesso attraverso modelli che noi sappiamo essere destinati al fallimento, e imparando a utilizzarlo con la dovuta accortezza, con la necessaria oculatezza e nella giusta direzione, quella culturale, e non più solo in quella emozionale.

Buon ottimismo protettivo di quelle fiammelle a tutti gli Illumanisti.

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