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Corpo e psiche

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla discussione intorno alle scoperte scientifiche che rendono possibile la fecondazione artificiale, la manipolazione genetica degli embrioni ecc.

I contrari a questo tipo di “progresso” considerano tutto questo una violazione morale ed etica a quella che viene definita la naturalità della nascita dell’uomo; e fin qui “niente di particolare”, dato che le singole sensibilità meritano tutte il massimo rispetto.

Il dibattito si sviluppa particolarmente intorno al problema, visto come un rischio, della manipolazione genetica, biologica, e delle sue possibili conseguenze lette attraverso le diverse sensibilità intorno a tutto questo.

Naturalmente non sono qui a scrivere per prendere posizione verso la posizione dei favorevoli ne verso quella dei contrari partendo delle motivazione classiche di ognuno, e questo non perché non abbia una mia idea in merito, ma perché vorrei esporre un diverso punto di osservazione in grado di dare la possibilità di porci anche un diverso tipo di domanda in merito al nascere, al come nascere ed alle sue “conseguenze”.

Umanamente siamo portati a ritenere il nostro corpo fisico e la “naturalità” in cui siamo immersi come la cosa più importante che ci coinvolge, ma contemporaneamente siamo anche immersi nell’evidenza che a renderci UOMINI non è ne il corpo in se ne la natura di cui è composto, ma a consentirci di poterci definire uomini, cioè un animale con peculiarità diverse, e particolari rispetto ad ogni altra forma animale conosciuta, sono prevalentemente le nostre facoltà psichiche. Facoltà prevalentemente astratte come l’arte, la poesia, i principi primari come il senso di giustizia, l’altruismo, il senso del sacro ecc. ecc., aspetti umani che ci hanno permesso di elevarci proprio da quella natura e poterci definire umani.

L’eventuale manipolazione genetica e biologica di cui stiamo parlando promette modificazioni di quel processo non finalizzate a modificare la parte psichica dell’individuo, ma solo il processo, il modo e il luogo di formazione della parte fisica. In pratica nessuna delle facoltà che ci permettono di essere definiti uomini verrebbero ne compromesse ne modificate al termine di questo eventuale processo formativo di un corpo; e le paure in merito sono totalmente infondate.

La soluzione di consentire quindi la nascita di uomini in forma diversa da quella considerata “naturale” non andrebbe ad incidere sulla parte umanamente definente del processo dell’individuo, quella cerebrale, e in questo senso quindi non vedo i termini nemmeno teorici di problemi morali ed etici, salvo quelli legati a ideologie intorno alla scala di valori che ritengono prevalente il piano fisico rispetto a quello cerebrale e psichico.

Una eventuale manipolazione biologica e genetica che può consentire delle gravidanze in provetta non sarebbe quindi più deviante, per il nascituro, delle manipolazioni cerebrali che questi subisce da quando nasce fino alla sua completa fase di crescita e formativa di tipo culturale, manipolazioni assolutamente più devastanti e condizionanti di qualsiasi manipolazione genetica intorno alla formazione del corpo fino alla sua nascita.

Nel caso di nascite in forma diversa da quella “naturale le facoltà psichiche, psicologiche e mentali, le uniche utili a svolgere la vita di un individuo in un determinato modo piuttosto che in un altro, resterebbero tutte disponibili al futuro soggetto, e quelle che dovrebbero iniziare a porci dovrebbero esse invece questioni “morali” ed “etiche” intorno al processo che l’uomo subisce dopo la sua nascita a causa di tutte le costrizioni ideologiche che incontra dopo la venuta al mondo.

Se esiste un’utilità della vita ( e questa può essere anche solo molto fisica e non è certo indispensabile che sia metafisica) questa passa, probabilmente, più per le possibilità che l’individuo acquisisce e gestisce nella sua parte psichica che non intorno al processo che ne consente la formazione fisica e la nascita. Se questa non esiste con essa svaniscono, o meglio diventano totalmente inutili, anche tutte le questioni etiche e morali intorno a questo problema.

Il percorso che potrà portare a prendere coscienza di tutto questo, liberando in modo più completo il mondo della ricerca intorno alla possibilità dell’allargamento dei modi di formarsi di un corpo, può essere solo un processo culturale di tipo illumanista. E comunque questo non significherebbe certo che tutto ciò debba ritenersi necessario su larga scala ed a scapito di quello naturale, non fosse altro che la forza della naturalità non viene minimamente scalfita o indebolita da niente che sia di portata umana.

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