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Un passo avanti

Il discorso sull’unicità degli animali in genere - e tra questi anche l’uomo - e quindi anche dei gemelli monozigoti, non c’è/c’era dubbio, e questa prova scientifica di cui si parla su: le scienze,  può essere considerata un traguardo importante perché non solo ci consegna una conferma scientifica su un aspetto che fino ad oggi era solo frutto dell’osservazione empirica, ma anche perché ci fornisce la possibilità di discutere - o almeno ce la potrebbe fornire - se questa ricerca riuscisse a fare un ulteriore passo avanti, su un aspetto particolare del problema, aspetto che coinvolge il rapporto che esiste tra la nostra parte fisica e la nostra sfera mentale, psicologica, e delle loro rispettive correlazioni e influenze.

La ricerca ci dice che Topi sottoposti allo stesso ambiente reagiscono in modo diverso anche se la loro struttura fisica è assolutamente identica. Questo riguarda quindi il diverso modo di reagire, e di ristrutturare la propria struttura cerebrale in modo soggettivo, nei soggetti fisicamente identici. Da questo se ne trae la conclusione che quanto avviene sui topi possa, e con quasi certezza avvenga, anche negli uomini, e nello specifico nei gemelli monozigoti umani. E se questo avviene sui gemelli non vi è, naturalmente, motivo per non ritenere che questo avvenga anche su tutti gli altri.

Adesso però potrebbe essere interessante fare un passo avanti per tentare di stabilire se influenze e diversificazioni di questo tipo avvengono anche, e non solo, a causa dei contesti e degli stimoli esterni ma anche in conseguenza delle diverse forme e intensità di interpretazione, di valore e di senso che ogni individuo umano assegna agli stimoli che incontra e subisce. Cioè se la diversificazione nella produzione dei neuroni subisce analoga diversificazione non solo in relazione ai diversi modi e diverse intensità nell’affrontare la realtà, ma anche quando a questa, a stimoli dello stesso tipo, vengono assegnati valori e significati di qualità e intensità diversi. E questo, in forme così intense e influenti avviene, o almeno sembra avvenire, solo nell’uomo.

Se i topi, come tutti gli animali diversi dall’uomo, non sembrano avere la capacità di assegnare significati e valori astratti di alcun tipo alle cose esterne da loro, nell’uomo, dove questa facoltà è molto spiccata, e che sembra, anzi, che sicuramente è in grado di influire sui comportamenti umani e sulle reazioni fisiche di miliardi di soggetti, compresi i gemelli monozigoti, queste facoltà sono, al pari di quelle individuate con questa ricerca, in grado di procurare lo stesso processo di diversificazione?

Se questo risultasse vero sarebbe interessante non solo in senso scientificamente “oggettivo”, cioè in grado di fornire una risposta oggettiva, quindi scientifica, alla convinzione che l’uomo sia figlio anche delle proprie operazioni mentali superiori, cioè figlio fisico delle proprie credenze e dei propri valori, ma sarebbe utile, e interessante, per poter almeno aprire una discussione sull’origine, nell’uomo, di tali impostazioni mentali, quelle che assegnano significati al mondo. Inoltre sarebbe interessante porsi anche il quesito se le diverse reazioni, i diversi livelli di intensità con i quali ci approcciamo alla realtà, livelli che sono in grado di diversificare la nostra struttura fisica, il nostro apparato cerebrale, sono sempre figlie di tali processi o se, in determinati casi, questo processo avvenga anche indipendentemente dal contesto e dal tipo di approccio al mondo, ma che trovi origine indipendente dall’interno dell’individuo e in virtù dei diversi sensi e significati che i diversi individui sviluppano in contesti analoghi.

Tutto questo non servirebbe certamente a stabilire con certezza la fonte della diversa origine, ma potrebbe diventare una significativa impostazione illumanista in grado di ipotizzare che, probabilmente, nell’uomo esiste anche una fonte diversa da quella fisica e che questa fonte si sarebbe dimostrata in grado di influire sul fisico. Oppure è proprio di questo che si ha paura?

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