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Come si valuta la libertà?

In ambito umano la libertà prima che conquistata è stata persa. Gli uomini infatti hanno iniziato a perdere parte della loro “libertà” quando hanno iniziato a costituire comunità sociali organizzate, anche di tipo molto primitivo, perché ogni passo verso la comunità era un passo verso la limitazione delle difficoltà e con queste l’impoverimento della fisicità e dell’individualità

Partendo da questo concetto il termine “libertà” è stato molto mistificato e falsificato proprio in rapporto ad una necessità ancestrale da riconquistare. Un altro aspetto da tenere in considerazione rispetto a questo termine che ci piace tanto, è quello della “libertà” da riconquistare rispetto a tutte le qualità, fisiche e astratte, di cui i nostri antenati erano molto probabilmente in possesso, e che noi, in virtù di scelte sociali, ideologiche, culturali, e non per ultimo fisiche, abbiamo perso riducendo di molto le “libertà” di agire, a livello individuale, nel mondo.

Invece siamo portati, come in questo caso, a parlare di libertà sempre con lo sguardo corto e valutandola sempre in relazione a periodi in cui le vere libertà erano ormai andate perse da tempi ben più lunghi, e rispetto a concetti di libertà di tipo sociale, dei diritti, delle ideologie, e non rispetto a noi stessi, ai nostri limiti, limiti che, ancora oggi, continuano inesorabilmente a ridursi a causa dell’impoverimento delle capacità del nostro corpo e non solo rispetti al contesto sociale in cui viviamo, queste ultimi, che pure hanno il loro valore, sono solo una espressione/necessità inconscia erroneamente interpretata.

L’Illumanesimo non può commettere lo stesso errore, e il termine “libertà” in senso illumanista, non può permettersi di commettere lo stesso errore.

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