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Il caos che ci evita il punto di non ritorno

“Se dall'illuminismo ad oggi si è giunti alla soglia di un'epoca tecnologica e scientifica come la nostra, e se consentissimo che il rapporto di dipendenza che già esisteva da parte dell'uomo nei confronti dello Stato, nei confronti della religione e nei confronti della famiglia, se a questo aggiungessimo anche questa fede di tipo scientifico, avremmo distrutto completamente il patrimonio potenziale e intellettuale dell'essere umano come entità psichica, arrivando ad un appiattimento pressoché totale, e che sui tempi lunghi potrebbe portare l’uomo a un potuto di non ritorno” ( cit. ).

Un punto dove si rischierebbe il regresso ad una condizione esclusivamente animale, magari superiore, ma dove l’uomo avrebbe perso qualsiasi elemento che lo possa definire Uomo. Diventeremmo animali statici, animali esclusivamente istintivi, animali in grado di procurarsi il necessario per vivere ma senza interessi di sorta verso qualsiasi elemento astratto e ideativo. ( Facciamo qualche esempio: avremo ancora l’istino di specie, quello finalizzato a conservarci ed a proteggere i nostri “cuccioli” ma non avremmo verso di loro nessun tipo di sentimento - quello che oggi chiamiamo amore – o l’interesse a farli crescere in base a questa o quella cultura. Avremmo ancora la capacità di parlarci, ma il nostro dire sarebbe guidato e finalizzato esclusivamente a trasmettere concetti concreti, oggettivi, ma ben presto perderemmo ogni capacità e interesse per forme astratte come l’arte, la finalizzazione, il senso del sacro, la spinta verso il concetto di Giustizia come elemento ideale da perseguire, ecc. ecc. ).

Solo un riscatto in chiave illumanista, solo il riscatto della parte umana nel senso astratto e concettuale del termine, e che riesca a riformulare un paradigma filosofico dove quella parte dell’uomo che sa ancora opporsi al meccanicismo scientifico dell’oggettivismo inteso come unico elemento in grado di fornirci la risposta alle nostre domande, avrà la capacità di consentirci un nuovo cammino.

Ne saremo capaci? Guardandoci in giro sembra proprio di si. Magari lo faremo in modo un po’ caotico, inizialmente lo faremo percorrendo strade che ci sembrano più comode perché si rifanno al vecchio che già esiste e che conosciamo ( il grande e doloroso contrasto tra le religioni che in questi tempi è sotto gli occhi di tutti è, molto probabilmente, proprio uno di questi tentativi ), mentre il nuovo ci è ancora oscuro o di difficile accettazione psicologica, ma lo faremo; anche se farà un po’ male.

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