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Cambiamento lento

Il documento linkato a fine pagina si riferisce a qualcosa che, in campo illuminista, si andava sostenendo nel " lontano " 1784. Oggi, 27.novembre.2104, siamo ancora a questo punto.

Questo significa allora che quelle parole non sono servite a niente?

Purtroppo in parte si, e i motivi sono tanti. Sicuramente l'interessa di chi riusciva a vedere in questa condizione di minorità una proprio vantaggio, e per questo, pur trovandosi di solito nella condizione di poterlo fare, si è ben guardato dal mettere in atto anche il più piccolo modello formativo che rischiasse di rendere l'individuo realmente indipendente. C'è poi la naturale propensione dell'uomo a "non impegnarsi" oltre i bisogni minimi di sopravvivenza o, al massimo, oltre i bisogni indotti dal sistema in cui vive. Però questo sta a significare anche un grande fallimento del fondamento illuminista, o almeno una sua minima realizzazione.

Certamente ciò che è avvenuto in questi due secoli è meglio di niente, ma forse è giunto il momento di rimettere mano a quelle parti inattuate, ripensarle eliminando quegli aspetti conservativi, di tipo culturale, tesi a frenare gli altri valori, che ci sono, e sono quelli che di base sarebbero la vera spinta di questa impostazione filosofica dell'esistenza, ma non rinunciando a ripensarne dei nuovi e più conformi al nuovo tempo che stiamo vivendo. L'impostazione illumanista, quindi, a parole avrebbe voluto dare ( non credo si possa dire ridare perché forse non l'abbiamo mai avuta compiutamente se non in tempi in cui ancora non esisteva la spinta a vivere in comunità ) spazio prima e dignità più tardi al libero pensiero e al libero agire, ma che nel suo sistema sociale concreto non solo li ha esclusi ma non ha operato l'indispensabile passaggio dal modello filosofico astratto a quello formativo "predisponente", e concretamente " liberante" dell'individuo. E questo mancato passaggio è stato condiviso, escludendo anche da se, al pari di altri periodi e modelli filosofici meno indirizzati a quei nobili fini, anche dai più grandi sostenitori illumanisti i quali hanno “tollerato” se non avvallato” la totale assenza di ogni azione concreta di tipo formativo conforme ai propri principi ideali.

I tempi del riscatto dalla minorità sono lunghi per forza di cose, sono lunghi come ogni modifica sociale di forte impatto, ma due secoli di “ sperimentazione “ con risultati così deludenti, dovrebbe far insospettire anche i più ottimisti degli illuministi ,e dovrebbero far almeno sorgere il dubbio che qualcosa da rivedere in quella filosofia, e nel "modello" sociale conseguente, ci sia. Ma in che direzione aprire una discussione nel merito? Forse abbiamo un'unica strada: ripartire dall'uomo riconsiderandone l'ontologia di fondo. Ogni altra discussione rischierebbe da partire o da preconcetti o da sovrastrutture culturali.

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