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Il fondo o sulla cresta dell’onda? ( pessimisti e ottimisti )

La storia dell’uomo è segnata da una continua fluttuazione tra alti e bassi. Fluttuazione che graficamente possiamo tracciare con la classi linea a forma d’onda dove a periodi di massima altezza, di massimo "splendore" seguono sempre periodi di profonda depressione.

Oggi siamo in cima o in fondo a questo cammino umano? I pessimisti diranno che siamo sul fondo, che abbiamo speso ogni energia e avendo davanti una difficile risalita da percorrere siamo inevitabilmente di fronte ad un periodo verso il quale ogni speranza di miglioramento si dissolve e lascia il posto ad un abbandonante nichilismo.

Forse però il giusto ragionamento, la giusta impostazione psicologica dovrebbe essere esattamente quella contraria. Infatti se è vero che nei momenti in cui le civiltà cambiano, passano da un periodo storico all'altro, non avendo più punti di riferimento esatti, momenti in cui tutto sembra sfuggire, momento in cui la realtà sembra andare avanti più velocemente del pensiero, e in cui non si riesce più a fermarla in formule, in definizioni, l’uomo è preso da scoramento a causa della crisi ontologica, nei drammi di natura religiosa, sociale, economica, dalla solitudine individuale, dalla depressione, dalle nevrosi ecc., ma è proprio in questi momenti che sarebbe necessario cambiare quanto più velocemente possibile proprio la prospettiva di valutazione.

E questo lo possiamo fare andando a considerare il nostro momento non come quello in cui ci ritroviamo in fondo alla discesa, in fondo al burrone con davanti solo una difficile risalita, ma prendendo coscienza che ci troviamo invece in cima all'onda, alla fine della dura salita e abbiamo davanti solo una bellissima discesa di cambiamento verso la quale poterci lanciare per discendere velocemente verso un nuovo e ritrovato equilibrio.

E sempre stato cosi. Dai peggior momenti della storia umana siamo sempre ripartiti, e sempre lo abbiamo fatto con maggiore slancio, e con la presa di coscienza che la strada che abbiamo di fronte non potrà che portarci a ritrovare le forze per assecondare questo passaggio. Possiamo farlo, e lo faremo, proprio prendendo coscienza che proprio adesso è il momento non di piangersi addosso ma di iniziare a cercare anche i più flebili segnali di questo rilancio, di questo cambiamento, e impegnare tutti per favorirli, spingerli e aiutarli a imporsi. In questo modo possiamo combattere ogni forma di solitudine, di depressione e di nevrosi, sia individuale che sociale, tipica dei momenti di cambiamento.

In questa prospettiva la ricerca dei segnali dell’Illumanesimo, dei segnali di cambiamento diventa così non solo un banale gioco socio-culturale ma un concreto contributo al benessere sociale, ma ancor prima un benessere dei singoli grazie al un ritrovato ruolo sociale e un sentito impegno di spinta, un ritrovato dominio di se stessi, dominio che magari può continuare a far sentire soli in mezzo agli altri, ma questa solitudine sarà addolcita dalla comprensione, dalla presa di coscienza, dalla saggezza, cioè da quella superiore conoscenza, che pone al riparo delle offese di quella parte di società che ancora fa difficoltà a porsi in questa giusta prospettiva e si lascia ancora travolgere dagli eventi.

E‘ così che il diventare un esempio, diventare il perno forte del cambiamento può risultare immensamente utile a noi stessi ma anche a quelli che si trovano in quella condizione statica perché costoro hanno più bisogno di un esempio che di un consiglio.

Se i periodi di cambiamento sono quindi un inevitabile momento di difficoltà, se letti nella giusta prospettiva in breve tempo possono diventare motivo di forte rinvigorimento e di ritrovate motivazioni e speranza: motori del procedere umano.

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