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La " professionalità sociale", e la coda del gatto

E' ormai da troppo tempo che i problemi sociali più gravi e urgenti da affrontare non sono più solo la corruzione, il malaffare politico e finanziario, il clientelismo. La vere piaghe sono ormai i mali sociali che questi hanno causato. E il peggiore è diventato, a mio avviso, quello dell’ormai pericolosa assenza di quella che una volta veniva chiamata professionalità, esperienza; e questo in ogni settore.

Oggi, a causa proprio del sistema corruttivo diventato regola, del clientelismo fatto “concorso”, della formazione diventata diritto acquisito, siamo ormai circondati, governati e gestiti, nei diversi settori sociali e professionali, da una miriade di incapaci, di pseudo esperti che tali sono sulla carta mentre sul campo sono incapaci di svolgere anche "al minimo professionale" il loro lavoro.

Molta della colpa è dovuta al fatto che il concetto di professionalità è stato sostituito proprio dai diversi sistemi resi disponibili per raggiungere gli apici professionali, e dal malcostume sociale. Infatti a questa incapacità professionale si è giunti anche grazie all'aggravante storica di poter perseguire obiettivi tutt'altro che professionali, ma più spesso esclusivamente personali, grazie ai rapporti politici, amicali, di interesse ecc.. L'esempio del funzionario che si vende per una prospettiva di carriera ne è l'esempio più classico. Costui è disposto a tralasciare qualsiasi obbligo professionale, qualsiasi dovere di formazione, e minimamente si preoccuperà del fatto che la propria impreparazione e incapacità a ricoprire il ruolo usurpato avrà funeste ripercussioni sociali.

Quindi se da una parte abbiamo le due facce della medaglia: il problema della modalità di selezione della classe dirigente e professionale, e dall'altra quello del totale disinteresse alla formazione ( che di fatto è diventata più un optional che una necessità ) , ci troviamo di fronte ad una terza faccia della medaglia che è quella dell’ormai enorme difficoltà a percepire questo sistema come un problema. E questo non perché sfuggano le conseguenze di questo sistema ma perché è ormai assente quella che potremmo definire “ professionalità sociale “, cioè l’ormai diffusa assenza di un substrato di responsabilità verso il contesto sociale in cui viviamo. Infatti anche chi dovrebbe operare per risolvere i primi due non è ormai più in grado di vedere tutto questo come un problema serio e urgente, ne di farlo non solo professionalmente e socialmente, ma di soprattutto di vederlo “eticamente” in prospettiva sociale. Infatti siamo giunti al punto in cui ( e speriamo non sia un punto di non ritorno ) ci si trova sprovvisti anche della necessaria “ professionale sociale “, professionalità che istituzioni come la scuola, il contesto sociale nelle sue infinite sfaccettature, e la stessa famiglia non hanno più saputo/voluto fornire.

E' il classico gatto che si morde la coda, e che si potrebbe risolvere tagliandola. Ma la coda la si taglia solo riqualificando prima di tutto la "professionalità sociale" la cui assenza uccide ogni interesse verso quella tecnica e operativa delle nuove generazioni e verso le tragiche e inevitabili conseguenze che questa causa. Se le nuove generazioni non avranno gli strumenti culturali adeguati difficilmente riusciranno, nonostante le grandi qualità che stanno dimostrando di possedere - e che stanno dimostrando di possedere in forma molto maggiore rispetto a chi li ha preceduti - a superare in modo indolore le difficoltà che inevitabilmente li attendono per colpa di questo scellerato deficit diventato sistema,ideato e sistematicamente applicato da chi li ha preceduti. Quindi anche in prospettiva illumanista la ricostituzione della “professionalità sociale” è molto importante, molto più importante del problema della corruzione, del clientelismo ecc., e da programmare con molta attenzione e urgenza.

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