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Viviamo ancora nella fase delle parole

Fino ad oggi non c’è mai stata quella che possiamo chiamare “ una vera umanesimazione del mondo “ , e gli uomini sono stati sempre relegati nell'ignoranza rispetto a ogni possibilità di elevazione individuale; e le religioni hanno fatto la loro grande parte in questo processo di assopimento di tutti quegli aspetti che si rivolgessero allo sviluppo delle sensibilità individuali, delle percezioni, e di ogni altro aspetto astratto nell'individuo. Il nostro tempo si caratterizza per essere una fase di stallo che si sta mettendo in moto con la sensibilizzazione sempre maggiore verso concetti come la libertà, della democrazia, dello sviluppo delle conoscenze che fino ad oggi non erano patrimonio che del parlare di chi aveva invece tutto l’interesse a farle restare estranee alle masse. Oggi anche la maggioranza inizia a prendere coscienza di questa necessità e inizia a partecipare sia al processo conoscitivo più ampio ed a quello di libertà in atto in quasi tutto il mondo. Si tratta naturalmente di un processo di cambiamento che necessiterà del proprio tempo prima di poter giungere ad un processo attuato di normalizzazione della democrazia, per esempio, perché nel processo della storia la democrazia e la libertà, la consapevolezza diffusa del loro valore e la normalizzazione sociale in questa direzione deve avvenire aderendo ad un processo naturale all'interno della società e non può essere imposta con una norma approvata dall'alto. E qualcosa che deve elaborarsi nelle coscienze individuali a partire dal basso, dalla base. Quando il “basso” si impadronisce di un cambiamento questo si storicizza e diventa norma non scritta, norma sentita, partecipata, e diventa quell’Illumanesimo che qui stiamo idealizzando. Oggi siamo ancora nella fase delle parole, nella fase in cui si parla di qualcosa che non si riesce ancora a registrare, salvo isolati e flebili segnali, sia nelle coscienze profonde che nel vivere sociale.

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