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Liberi di non pensare

 

È questo che ormai siamo. Ma quel che è peggio questo è ciò che una larga maggioranza di uomini cerca. E lo cerca nella speranza, e in parte nella necessità, di allontanare dal corpo ogni possibile difficoltà. Liberi dalla difficoltà di dover decidere, dall’essere vessati dall’applicare la propria volontà, liberi dalle preoccupazioni di sbagliare, liberi dallo stress della realizzazione pratica dei propri pensieri, e dei loro effetti. In pratica, una speranza cercata nella comodità che qualcuno pensa per noi. Naturalmente non lo ammetteremo mai, e saremo pronti a dire che noi pensiamo, e di questa bugia a noi stessi ci riempiremo la bocca, la mente. E per noi sarà una bugia rassicurante quanto quella liberazione.

 

Di esempi ne potremmo fare moltissimi. Le religioni, la politica, le organizzazioni sociale sono nate e vivono di questa “libertà ricercata”. Pensate alla comodità che ci offrono. Ogni giorno c’è qualcuno pronto a illuderci di poterci liberare da qualcosa. Dai problemi della società in cui viviamo. In fondo è un po' anche per questo che siamo sempre stati o schiavi di qualcuno, dipendenti di qualcuno, sudditi di qualcuno, e alla fine, quando quel qualcuno è venuto meno ci siamo inventati la democrazia rappresentativa; in pratica anche questa una forma di delega a pensare per noi, che ci regala la libertà di non doverlo fare. Pensate alle religioni che ci liberano persino dalla necessità di cercarci un senso della vita personale, e che sono li sempre disponibili a ricordarci quale filosofia esistenziale hanno pensato per noi.

 

La vita è, quindi, in larga misura organizzata in modo da poterla vivere quanto più liberi possibile da quel dovere. Nessuna attività umana, comprese quelle deputate alla formazione e alla crescita, sono organizzate per “costringerci” a pensare. E l’uomo si è organizzato la vita in modo da far crescere altri uomini a cui sia garantito questo stesso “diritto”. Una bella comodità, non c’è che dire! Una garanzia che, esistendoci sempre qualcuno che pensa per noi, questa presenza ci garantisce anche di poter essere sollevati anche da ogni responsabilità rispetto a possibile errori. Rischio sempre in agguato quando si pensa e si decide. Però, se guardiamo indietro ci rendiamo conto che, nonostante tutto questo zelo, nonostante tutta questa “ buona volontà” a far restare l’uomo libero da questa “incombenza”, la storia è stata comunque caratterizzata da un lento e costante processo di compromissione di questo “diritto”. E questo, visto in prospettiva futura, può fare anche un po’ di paura.

 

Naturalmente, il futuro non ci è dato conoscerlo. Però, se ciò che è accaduto con l’Umanesimo, con l’Illuminismo e che oggi sta accadendo con il processo tecnico scientifico continuerà, cioè, se anche il nostro momento storico si rivelerà, nel bene e/o nel male, un “motivo” di cambiamento, non ci sarà nessun tentativo di annullamento del pensiero che potrà fermare il nuovo. Il futuro, cosi come è avvenuto nel passato, e in barba ad ogni interesse, privato o sociale, nonostante tutte le accortezze e gli interessi a mettere a tacere il pensiero, il prossimo passaggio sarà, inevitabilmente, una altro passettino in avanti. Passettino che, per adesso, noi abbiamo chiamato Illumanesimo. Infatti, per chi non lo avesse capito l’Illumanesimo è anche questo: la perdita, consapevole e pretesa, della libertà a non pensare.

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