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Rileggere e rileggersi.

Capire i motivi del crescente numero di persone che si suicidano a causa della crisi, addossare la colpa di questi gesti al sistema economico e alle sue difficoltà oggettive, anche se si tratta sicuramente di un giusto rapporto causa/ effetto tipico di questo momento storico non è, secondo me, una lettura completamente esatta della realtà dei fatti e delle motivazioni. Questi gesti sono si legate alle difficoltà sociali esterne - crisi economica, cresi del mondo del lavoro, mancanza di prospettive, nichilismo diffuso - , ma soprattutto si tratta di gesti figli di una debolezza complessiva dell'individualità e della totale impreparazione a vedere la vita in modo diverso da come c'è l'hanno rappresentata, negli anni passati, attraverso i modelli sociali. Modelli diventati culturali, propinati alle persone le quali hanno fatto diventare il benessere ad ogni costo un diritto imprescindibile, ed il criterio di crescita l'unico referente della vita sociale e individuale; pensate al concetto di “salita nella scala sociale”, al modello largamente diffuso dell'obiettivo, assolutamente legittimo di padri e madri, di spingersi fino ai limiti delle reali possibilità sia economiche che culturali della famiglia pur di permettere ai propri figli di puntare all'obiettivo, spesso solo dei genitori stessi, del superamento della loro attuale condizione e posizione sociali; e questo arrivando a stravolgere e sacrificare in maniera anche esagerata persino la propria esistenza.

Il concetto di: faccio di tutto e anche l'impossibilità perché mio figlio stia meglio di me, o comunque non stia peggio, è da sempre un istinto naturale, ma noi l’abbiamo trasformato in un modello sociale, in una guerra sociale, in un arrivismo pretendibile, in un diritto legittimo dovutoci a tutti i costi. Dovremmo anche prendere atto che negli ultimi anni abbiamo anche sbagliato la strada per raggiungerlo e le conseguenze, soprattutto in termini economici, finiranno per pagarle proprio i nostri figli; infatti per fornire loro un falso benessere oggi gli abbiamo lasciato un peso economico difficilmente colmabile ( ma questo è un altro problema ).

Inoltre, avendo l’uomo, da sempre, la propensione ad eliminare il maggior numero possibile di difficoltà dalla vita propria vita, ed avendo avuto la capacità, specialmente con il modello/i modelli accidentali, di dotarci di tutta una serie di coadiuvanti in grado di permetterci questo risultato – medicina sempre più in grado di alleviare sofferenze e malattie, tecnologia sempre più in grado di alleviare la fatica, persino quella di pensare, scienza sempre più in grado di dare risposte apparentemente chiarificatrici di molti tabù ecc. ecc. - , questo ha permesso che si verificasse un progressivo e martellante processo di indebolimento sia psicologico che fisico.

L’uomo però ha anche molte e sconosciute risorse, e spesso queste si manifestano nei modi più strani e di difficile interpretazione. Uno dei segnali che possono far individuare che il nostro inconscio reagisce, e che nei momenti in cui intravede una debolezza lo fa a modo suo ( modi per noi sempre insondabili e misteriosi ma che da sempre hanno permesso di evitarci disastri di strade senza ritorno ), potrebbe essere quello del culto dell’estetica, della cura del proprio corpo ma anche quello della necessità di sottoporlo sempre più spesso a prove di stress artificiali come il tatuaggio, l’applicazione di piercing, degli sport estremi sempre più diffusi ecc. ecc.. Un modo questo per noi apparentemente strano per dirci che la debolezza verso la quale ci stiamo indirizzando sta diventando pericolosa, e considerata ormai l’impossibilità oggettiva di un ritorno a stili di vita molto meno comodi ma in grado di consentire un fisico sufficientemente robusto in grado di garantire la propria conservazione di specie e una psicologia sufficientemente elastica e adattabile alle diversificazioni tipiche dell’esistenza umana, ci spinge a cercare strade artificiali che consentano comunque di evitare quanto più possibile il pericolo di una decadenza fisica senza ritorno. In questa condizione il corpo si trova a dover reagire cercando surrogati artificiali di rafforzamento che ancora non è riuscita ad individuare ma di cui sicuramente inizia a sentire la necessità.

Ancora non siamo in grado, coscientemente, nemmeno di prendere consapevolezza di questo livello di guardia a cui siamo giunti; infatti, specialmente a livello sociale, continuiamo a cercare soluzioni ai problemi esteriori, ai problemi organizzativi, ai problemi inscritti nei modelli comportamentali, e culturali, cerando di risolverli separatamente del problema vero, quello fisico/psicologico.

La vera debolezza infatti non è mai quella sociale ma quella individuale. Pensate ai nostri nonni, i quali se avessero applicato lo stesso criterio di valutazione del peso della vita invece di fare la resistenza si sarebbero dovuto suicidare tutti, date le difficoltà economiche e sociali in cui si trovavano. Pensate a cosa dovrebbero fare milioni di individui in molte parti del mondo dove le difficoltà al solo esistere non sono nemmeno minimamente paragonabili alle nostre, persone che se dovessero applicare lo stesso criterio risolverebbero in pochi giorni il problema del sovrappopolamento della terra. Per fortuna non è così, e non lo è perché ad essere lì ad essere più forte non è il sistema economico ma il sistema psicofisico complessivo delle persone. Purtroppo in questa direzione non si fa assolutamente niente, anzi, non se ne parla nemmeno, e questo non perché non se ne sia presa coscienza ma proprio perché siamo deboli anche solo per trovare il coraggio di ammetterlo a noi stessi.

In questo contesto di debolezza diffusa L'Illumanesimo non è una rivoluzione da fare ma uno stimolo ad imparare a rileggerci. Ci vuole coraggio, ci vuole forse un nuovo metodo, un nuovo approccio culturale, ma per permettere che questo possa almeno iniziare dovremo iniziare ad indirizzare lo sguardo verso segnali che oggi consideriamo insignificanti, consideriamo mode passeggere – ed in parte è anche vero – ma che forse contengono indicazioni molto meno banali di quanto possano apparire ad una lettura fatta in modo sbagliato.

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