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Il luogo dell'incontro

L’uomo è composto di due parti: una parte deputata ad entrare in contatto con l’esterno, catturarlo e portarlo all'interno, e da una che all'interno analizza, valuta, giudica, accetta o rifiuta ciò che gli giunge dall'esterno.

 

Prendiamo l’esempio di uno sguardo che coglie un’immagine. Nel momento in cui l’occhio la inquadra come bersaglio essa diventa immediatamente patrimonio della mente. In quel momento possiamo avere due comportamenti: si presta attenzione e la si valuta, la si giudica, e si decide che per noi deve avere un significato, oppure la si lascia depositare nella mente come un elemento che per il momento non riteniamo di nostro interesse.

 

Quello che è anche interessante di questo processo è che avviene in un luogo ben preciso al disotto della mente, un luogo che possiamo definire “una piazza dell’incontro”. Incontro tra “il giudicate” e ciò che gli giunge da fuori attraverso i sensi e la mente cosciente. Un luogo ben preciso e sempre lo stesso, che si trova al confine interno della nostra coscienza, e solo nel momento in cui prestiamo attenzione a qualcosa che vi giunge da fuori sembra animarsi. Si tratta di un momento in cui sembra prendere vita quella parte inconscia di noi in grado di valutare, e di farlo in base a parametri propri, indipendenti, cioè non dipendenti dalla mente, e diversi da quelli di ogni altro che si impossessasse della stessa immagine. Maggiore sarà l’attenzione prestata all’”oggetto” - ma può trattarsi di qualsiasi altra cosa, come un’emozione, delle azioni compiute ecc. ecc.. Maggiore sarà la “forza” di valutazione e la possibilità di trasformarla in attenzione da parte del quel nostro Io interiore valutante.

 

Un Io interiore giudicante che pare essere deputato proprio a valutare e ad esprimere giudizi - ed a volte si tratta anche di giudizi che ci creano conflitti interiori lancinanti perché entrano in conflitto con ciò che suggerirebbe la nostra mente -. Ecco che quel luogo, quella piazza virtuale interiore dove quell’Io interiore prende vita e agisce, diventa un luogo “sacro” perché è da li che inizia, quando l’attenzione cosciente è sufficientemente “forte”, un interrogarsi più profondo,un interrogarsi e un trarre valutazioni e conoscenze che solitamente non svolgiamo, e non possiamo svolgere, quando viviamo la routine quotidiana, dove la ripetitività delle azioni non richiedono nessuna attenzione perché si svolgono, appunto, in una ripetitività superficiale priva di attenzione conoscitiva.

 

Quel luogo d’incontro è il confine, è il punto in cui le due realtà che sono in noi si incontrano e si alleano, si dividono i compiti dando alla prima il compito di entrare in contatto con la realtà e la seconda quello di valutarla in base a ciò che ci interessa, o non ci interessa, intimamente; ed è li che si svolge la magia della vita.

 

Maggiore sarà l’attenzione, maggiori saranno le domande che ci porremo, maggiori saranno le valutazioni che andremo a fare di ciò che abbiamo ricevuto. Con il tempo e la pratica saranno anche sempre più chiare e sempre più facilmente accessibili le risposte.

 

Le risposte che riceveremo saranno comunque sempre soggettive e personali, infatti se dieci, cento, mille persone guardano una rosa tutte vedranno una rosa, cioè a tutti giungerà in quel luogo la stessa immagine, salvo piccoli dettagli naturalmente, ma ognuno di loro, dopo l’attenta analisi interiore, che potrà essere solo personale, giungerà a trarre da essa conclusioni e risposte che saranno assolutamente soggettive, cioè il risultato di una elaborazione indipendente dall’immagine.  Le uniche somiglianze che ritroveremo nelle diverse valutazioni saranno quelle di tipo culturale ( le sovrastrutture), e questo perché la mente tende sempre ad intervenire nel giudizio; questo significa anche che quanto più sarà forte l’influenza culturale, maggiori saranno queste influenze, e maggiori saranno le somiglianze di giudizio tra i diversi soggetti. Questo potrebbe essere anche un buon test valido per valutare il livello d’influenza culturale in un determinato contesto sociale.

 

Il luogo dell’incontro, quindi, è un luogo reale, concreto che sta lì in mezzo tra il noi intimo (altrettanto reale e autonomo), la coscienza e il fuori di noi. Attenzione quindi a ciò che ci arriva, da dove arriva e il livello di attenzione che gli prestiamo, perché sarà in base a quei parametri che lo giudichiamo, e alcuni di questi parametri potrebbero essere solo delle sovrastrutture della mente che si sono impadronite di quel luogo. Più lo frequenteremo e meglio impareremo a farne buon uso diminuendo le influenze culturali.

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