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…. res extensa?

La regola del metodo cartesiano consiste nel dividere ogni problema in tante parti minori (analisi); ricomporre le nozioni semplici, servendosi di connessioni per sé evidenti (sintesi); rivedere ogni passaggio fino alla certezza di non aver omesso nulla (enumerazione). Esse mostrano il tentativo di ridurre, così come avviene in matematica, ogni atto di conoscenza a un'intuizione, per cui ogni verità non è che una catena di evidenze. La matematica, ma io aggiungerei anche la logica, diventano così il modello del metodo, non nel senso che ogni verità sia di tipo scientifico, ma nel senso che la matematica è l'unica scienza in cui finora il metodo è stato correttamente impiegato, e la logica può fornire i presupposti necessari a importare l’indagine della “verità”.

In modo particolare le regole del metodo cartesiane sono state riferite al tema della separazione tra corpo e mente, e data la “necessità” di Cartesio di restare aderente alle sue origini cristiane, a quelle tra anima e corpo. Ma in realtà l’analisi nella ricerca richiede, secondo Cartesio, nella necessità di indagare ogni problema, e non solo quello riferito ad anima e corpo, e richiede di dividere ogni l’oggetto dello studio in tante parti minori, e questa intuizione, per i suoi tempi rivoluzionaria, ha avuto enormi ripercussioni su un gran numero di “procedure” di indagini umane successive. Ha consentito progressi in molti ambiti della ricerca, e senza la quale molte scoperte e molti progressi avrebbero richiesto tempi molto più lunghi e con risultati sicuramente più limitati.

Molti, da sempre, sono anche i detrattori di Cartesio, e molti sono i tentativi di smontare la sua tesi dualistica. Ultime le moderne neuroscienze e la voglia di riduzionismo che, salvo rari e solitari ricercatori del settore, impera. Ma al di la di tutto questo, quello che più ci serve sottolineare rispetto alla bontà del metodo cartesiano in generale, proprio in ambito neuroscientifico quel metodo dovrebbe trovare una più coerente applicazione. Proprio nello studio della più alta espressione umana, la coscienza, il metodo cartesiano potrebbe, e porterà a comprendere molti aspetti che di questa oggi ci restano ancora totalmente oscuri. Oggi si tende a ricondurre tutto ciò che chiamiamo coscienza ad un epifenomeno unico del cervello. Ma la coscienza, le coscienze e il loro studio hanno il diritto di diventare cartesiane come ogni altra parte dell’essere umano, e solo da li potrà diventare più chiaro che non tutto sarà riconducibile a res extensa.

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