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L’ombrello

Negli ultimi post mi sono occupato prevalentemente del tema dell’intelligenza artificiale. Ma non perché l’Illumanesimo sia questo. L’Illumanesimo è una filosofia esistenziale, un ombrello sotto il quale possono ritrovarsi molti aspetti della cultura e della vita reale di miliardi di uomini. Come già detto sin dall’inizio questa è una “avventura” di ricerca di segnali che dimostrino quanto bisogno di cambiamento culturale ed esistenziale esista nella nostra epoca. Però, la filosofia illumanista è tale solo se saprà spaziare e mettere in contatto ambiti e aspetti molto diversi come la scienza, la filosofia, la politica intesa come indirizzo, la formazione, l’informazione e ogni altro comparto sociale che abbia un ruolo esistenziale. Da questi gli uomini sapranno trarne vantaggio solo se si riuscirà a coinvolgere ambiti diversi tra loro e si riuscirà a raggiungere milioni di persone. Se una filosofia esistenziale diventa tale è perché è in grado di essere riconosciuta e accetta in molti ambiti e in molti modi diversi. Diversamente è una dottrina limitata a suggerire qualcosa che, spesso, poco ha a che vedere con la cultura di interi popoli e le loro inevitabili conseguenze, legislative, culturali, formative, ecc. ecc. Raramente una nicchia culturale da sola riesce ad incidere in modo significativo sul futuro.

Gli ultimi post su Federico Faggin, per esempio, sono il classico esempio di un lavoro preziosissimo che un singolo uomo cerca di portare avanti nel proprio comparto di competenza che è quello tra il mondo della coscienza e quelle che lui chiama le sue tre vite precedenti di studente, di ricercatore, e di imprenditore, cioè la scienza. Oggi si dedica ad una nuova missione, ma da quanto possiamo vedere lo fa, come tanti, in solitaria, dentro un rapporto tutto da costruire tra le sue idee e un comparto, quello scientifico, ancora assolutamente impermeabile a queste iniziative. E questo perché non esiste ancora quell’ombrello comune di riferimento sotto il quale incontrarsi e discutere. Le sue, come quelle di altri che come lui, sono iniziative lodevoli che cercano di smuovere le acque, ma restano iniziative solitarie e quasi mai collegate con altri che fanno la stessa cosa ma in ambiti diversi. C’è il filosofo che si batte per riportare la metafisica nella filosofia, c’è il divulgatore che va nelle scuole a portare idee finalizzate a mettere in guardia i giovani dai condizionamenti di ogni tipo: dell’informazione, degli idealismi più diversi ecc., c’è l’insegnante che promuove con coraggio forme di “protesta” dentro la scuola, contro la standardizzazione collettiva dei modelli proposti, Ci sono i neuroscienziati che portano avanti teorie e studi contro corrente, cioè che si rifiutano di accontentarsi di un semplice riduzionismo di comodo, ecc. ecc. Ci sono quindi una miriade di modi diversi di rientrare dentro a questa nuova filosofia esistenziale. Purtroppo, troppo spesso anche gli incontri che vengono organizzati ed ai quali partecipano individualmente questi “innovatori”, solo raramente si svolgono sotto una condivisione di fondo, ma si svolgono quasi sempre solo in un rapporto di confronto che, spesso, non riesce nemmeno a essere riconosciuto come di co-interesse. Ognuno torna alla propria cattedra, e da solo continua il proprio lavoro. Insomma, manca ancora un reciproco riconoscimento sotto un ombrello culturale comune.

Un peccato perché è l’unione che fa la forza, e se a cambiare il mondo sono sempre i “pazzi”, i rivoluzionari solitari, questo è sempre stato possibile perché andavano ad operare all’interno di contesti sociali che erano pronti e riceverli. E per essere pronti serve un’idea comune da poter accettare e condividere. Questo è l'Illumanesimo! Non possiamo affermare che questo sarà il nome definitivo di questa nuova ipotesi culturale, e non ci interessa. Magari finiremo per chiamarla in qualche altro modo. Ma non è questo che importa. Quelle che sono importanti saranno le collaborazioni tra diversi che si incontrano sotto le stesse idee di fondo. Ognuno nelle proprie specializzazioni ma uniti da un’ideale esistenziale nuovo e condiviso. Quell’ombrello, appunto. Non è facile perché ognuno è tendenzialmente portato a sentirsi bastante a se stesso. Ma la storia ci dimostra che non è così, e qui vogliamo solo mettere a disposizione un “luogo” dove evidenziare che è possibile e indispensabile iniziare a incontrarsi riconoscendosi nelle comuni idee di fondo. Opera mastodontica, naturalmente, ma non impossibile. Qui abbiamo gli strumenti filosofico/esistenziali di fondo per poterlo fare e sostenere, e siamo utopicamente positivi.

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