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Il percorso

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una crescente attenzione verso un uomo molto “speciale”: Francesco Faggin. L'accensione dei riflettori su di lui sembrerebbe giustificata più dalla pubblicazione del suo ultimo libro: “Irriducibili” (IBS Ed.)”, che dalla sua storia di grande inventore e imprenditore italiano in America. Ma non è del libro che voglio parlare, e forse nemmeno dell’uomo, ma di quello che stiamo vedendo accadere intorno a lui durante la sua attuale permanenza in Italia.

Salvo che in ambiti abbastanza ristretti, nel nostro paese Faggin non è cosi popolare come meriterebbe, visto che è l’uomo che negli ultimi 60 anni ha stravolto le nostre esistenze. Basta andare a vedere cosa ha inventato, e quali sono state le conseguenze delle sue invenzioni, per capirlo. Ma per questo discorso questo ci interessa poco, perché il tema che voglio trattare è un altro. In questi ultimi tempi Faggin sta, giustamente, raccogliendo maggiore notorietà che in passato anche da noi, e molti credono che questa sia dovuta al suo nuovo libro ed al tema che tratta: La coscienza dell’uomo e la sua irriducibilità. Un tema che, apparentemente, non potrebbe essere più lontano dal suo “lavoro” precedente. Ma non è così.

Quello di cui mi interessa parlare e il fenomeno che oggi faggin sta vivendo. Per promuovere il libro sta girando l’Italia. Partecipa a molti convegni, e molti di questi sono iniziative di alto libello; universitario, accademico, scientifico, filosofico, ecc.. Insomma, tutti i maggiori consessi culturali del paese fanno a gara per averlo. Tutti sembrano improvvisamente interessati al tema della coscienza ed alla “teoria” fagginiana si tema. L’occasione ha dato luogo ad uno strano fenomeno: Da una parte, chi lo invita è più interessata ad avere sul palco il famoso inventore per dar lustro al proprio consesso che al tema che tratta. Infatti, al di la delle ricerche promosse dallo stesso Faggin, non risultano molte iniziative di livello accademico sul tema proposto dal libro, e pochi di quelli che lo invitano hanno forse mai parlato di questo tema.

Dall’altra lui, che ha intelligentemente deciso di sfruttare la propria storia e la grande notorietà non per promuovere un libro a fini commerciali (non ne certo bisogno), ma per portare un tema spinoso in consessi che altrimenti si guarderebbero bene da avvicinarvisi. In pratica sfrutta il proprio passato per costringerli ad ascoltarlo.

Faggin sa benissimo di essersi avventurato in un’impresa a dir poco estrema: provare a cambiare il paradigma esistenziale dell’umananità. Un’impresa da far tremare i polsi. Ma sta al gioco, e la sua semplicità, appoggiata dal suo passato, gli stanno rendendo possibile ciò che a nessun altro che non avesse alla spalle una storia di quel livello, sarebbe permesso. Quindi, Faggi sta molto intelligentemente sfruttando questa opportunità/possibilità, e cosi riesce a portare temi impossibili a livelli impossibili. Un grande lavoro.

Ma questo suo impegno servirà a cambiare quel mondo? Servirà ad aprirlo ad una discussione nel merito? Sarà lo stimolo per un nuovo e più ampio modello di indagine della ricerca scientifica? Difficile da sapere. Quello è un mondo dove la spropositata convinzione delle proprie idee spesso chiude le menti del 90% di chi lo frequenta, ed è talmente convinto del proprio modello che il termine utopia travolge qualsiasi proposta diversa ancor prima di comprenderne la portata.

Quindi, l’impresa è sicuramente titanica, ma di buon auspicio perché intelligentemente portata avanti . Illumanisticamente è questa la strada per un futuro dove l’aprire delle discussioni intorno al tema del paradigma esistenziale dovrà coinvolgere molti ambiti e nuovi uomini. Quello scientifico è solo uno tra quelli che dovranno seguire la stessa “sorte”.

Sappiamo che i temi illumanisti riusciranno a diventare oggetto di interesse culturale seguendo un percorso lungo e ampio, ma è proprio grazie a persone illumaniste come Faggin che questo potrà avvenire. Grazie a uomini disposti a mettere in gioco persino la propria reputazione per diffondere le proprie convinzioni l’Illumanesimo a smuovere culturalmente l’apatia esistenziale che ci sovrasta. Ed anche se inizialmente saranno ascoltati più come personaggi che per ai temi che portano, oggi questo sembra essere l’unico modo per iniziare a parlarne. In questo caso Faggin si rivolge in modo particolare al mondo scientifico, ma ne serviranno altri in campo filosofico, in campo psicologico, in campo formativo, ecc. Per cambiare serviranno molti “simboli” del nostro tempo, e di domani, disposti a mettersi in gioco ed a “sfruttare” se stessi per riuscire ad essere ascoltati nei diversi ambiti specialistici. Ambiti solitamente molto restii ai cambiamenti così profondo. Solo un complesso di iniziative diverse, e in ambiti apparentemente anche molto distanti e diversi, posso permetterci, prima di aprire delle discussioni serie, e dopo di raggiungere un nuovo paradigma esistenziale.

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