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Il limite dell’occidente

E’ giunta a conclusione l’Human Brains, serie di incontri promossi della Fondazione Prada con una serie di incontri tra studiosi sul tema della coscienza. L’ultimo conclusivo incontro vedeva gli interventi del Prof. Cacciari e del Prof. Di Francesco. Un filosofo ed un neuroscienziato a confronto su un tema che non avrà mai una definitiva conclusione perché, probabilmente, è l’uomo a non avere un limite umanamente definibile.

Ma oltre questo nostro limite, le interessanti posizioni dei due Professori sottolineano bene quello che oggi è, sicuramente, il maggiore dei problemi per la ricerca sulla coscienza: la posizione dominante nel pensiero europeo, ma non solo. Posizione ben denunciata dal Prof. Cacciari:

“Indirizzo fondamentale del grande pensiero europeo fin dalle sue origini, e in particolare il pensiero dei fondatori della filosofia moderna, che come è noto erano tutti anche grandi scienziati, Cartesio, Spinoza, e Laibniz in particolare, in tutta la sua storia ribadisce questa prospettiva di una inseparabilità tra l’elemento biologico e la dimensione cosciente”.

Un problema di inseparabilità che ha condizionato ogni altra impostazione filosofica e in termini di ricerca. Infatti, come sottolinea il prof. Di Francesco, quella è una posizione che ha indirizzato tutta la ricerca partendo dal basso, dal fisico per giungere a cercare di definire la coscienza. Ma per studiare la coscienza non sarebbe meglio superare quel limite, e iniziare da questa per salire verso l’alto, abbandonando l’idea quasi esclusiva di dimostrare ossessivamente che è solo un epifenomeno del cervello?

A questa domanda intende rispondere la posizione illumanista, affermando che la ricerca dovrebbe ripartire dalla coscienza, perché e da questa che si possono avere risposte, cercando anche il coraggio di dare risposte in particolare alle sue espressioni più alte.

Conversazione #7 Storia della #filosofia moderna - YouTube

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