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I geni deragliano

I geni ci sono anche oggi, ma li fanno deragliare, e finiscono per “sbagliare” strada.

Molte delle scelte che ognuno di noi fa riguardano il proprio privato, la relazione ristretta con altri, spesso pochissimo individui, riguardano il proprio intimo e qualche ambito più allargato relativo alla comunità in cui si svolge l’esistenza di ognuno di noi. Ogni giorno, al massimo riusciamo ad avere rapporti con poche decine di persone, e in questo tipo di rapporti allargati solo raramente ci troviamo nella necessità di fare delle scelte significative. Spesso sono rapporto convenzionali, fittizi, persino artificiali, e come tali quasi totalmente standardizzati dal modello sociale dentro il quale si svolgono. In quest’ultimo ambito, avventurarsi in scelte diverse da quanto gli altri, per quanto conosciuti, si aspettano da noi spesso significa trovarsi in situazione di conflitto, e questa consapevolezza fa il resto, chiudendo la porta ad ogni “voglia” di fare scelte diverse da quelle convenzionali. Nell’ambito più privato, più personale, più spesso siamo chiamati e riusciamo a fare delle scelte, e in quell’ambito minori sono, o almeno dovrebbero essere, le difficoltà a scegliere e decidere. Ma quanto, oggi, siamo liberi anche nel privato?

Nell’ultimo secolo, e in particolare negli ultimi decenni le cose sono tragicamente cambiate. L’uomo, nel tempo della tecnologia e delle “libertà”, temo sia precipitando in una condizioni di minore libertà anche nell’ambito più ristretto e privato.

Il concetto di libertà, che teoricamente si è ampliato moltissimo rispetto ai secoli passati, farebbe immaginare una conquista, sia culturale che sociale, molto maggiori. E in parte è vero. Mai nella sua storia l’uomo aveva raggiunto un livello così alto di istruzione e di libertà di espressione. Oggi, molto minori sono i condizionamenti ideologici, quelli dei tabù religiosi e del contesto sociale. Tutti ambiti che una volta venivano controllati collettivamente, ma che lasciavano un margine privato molto più “gestibile”, perché ciò che importava, al di la dei tabù religiosi, che invece si annidavano fin nei letti di ogni individuo, al di la di questi quello che valeva era il rispetto formale dell’ambito collettivo e delle sue ideologie. Il privato poco importava a questo tipo di controllo, e poco vi agiva, lasciando ampi margini personali di scelta. Altri limiti erano, spesso, quelli di ordine economico, ma questi portavano conseguenze che non agivano a livello psicologico, perché molto minore era il valore che gli uomini davano alle differenze sociali.

Oggi tutto si è ribaltato. Il livello di controllo di tipo collettivo potrebbe sembrare minore, e quello privato persino scomparso. Purtroppo non è così. Anzi, la situazione è molto peggiorata. Essendosi capovolta, ed essendo venuti meno molti vincoli in ambito collettivo, sembra però che ci stiamo incamminando verso un maggiore e più subdolo controllo di quello privato. Il sistema tecnologico e mediatico hanno assunto una potenza tale da riuscire, come non mai, a farci sentire falsamente più liberi in ambito sociale, ma stiamo diventando molto meno liberi in quello privato. Le scelte private di ognuno di noi sono molto più e meglio condizionate proprio grazie a strumenti subdoli ma efficacissimi, in grado di indirizzarci, e che riescono a farlo facendoci sentire persino più liberi.

Un sistema micidiale che porta a veri e propri stati di disaggi individuale, con conseguenze gravi e dolorose anche in quello collettivo. Il distacco da molti interessi collettivi, il disinteresse sempre maggiore verso il sociale, e persino verso il futuro, sono un segnale molto chiaro di questa situazione. Molti, troppi si arroccano in quel privato, dove non è più richieste nemmeno di fare delle scelte, e in questa apatia privata il collettivo perde gran parte della sua ricchezza promotrice verso il nuovo.

Questo segnale è chiaramente osservabile in ambiti come le scelte ambientali, in quelle politiche, sempre più stimolate ormai solo dalle emozioni, e nel privato di un numero sempre maggiore di giovani. I giovani di oggi, le generazioni della base illumanista, individualmente sono molto migliori di quelli delle generazioni di qualche secolo e di qualche decennio fa. Ma sono più imbrigliati in questo gioco tra privato e collettivo, dove il primo non riesce ad emergere anche a causa di quei subdoli condizionamenti, quelli che un tempo non esistevano, e il secondo ne soffre tragicamente. In questa situazione, persino i geni, oggi, hanno molta più difficoltà ad emergere di quanto avveniva in passato, e anche quando ci riescono possono farlo solo in ambiti già “decisi” dalle necessità sociali di quei controllori.

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