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La paura di liberarci

Inconsapevoli, a tutti i livelli, a partire dall'immediato dopoguerra, abbiamo iniziato ad incamminarci verso quella che per noi, oggi, è diventata una vera e propria gabbia chiusa con due robusti lucchetti.

Il disastro da cui usciva chi ha vissuto l’immediato dopoguerra ha creato la condizione perfetta per far intravedere, a chi aveva vissuto quell'orrore, una vita migliore, ma da quel momento il mondo ha iniziato a incamminarsi verso una serie di miraggi che, pur se portatori di una buona dose di miglioramenti sociali, hanno anche finito per alimentare una serie di leggende.

Un primo miraggio si è palesato i quel tempo con la prospettiva di riscatto e di benessere, per quanto modesto. Cosa peraltro anche abbastanza semplice, dato il punto di partenza. Obiettivo che ha iniziato a palesarsi dapprima con la possibilità di lasciarsi dietro le spalle la paura di non riuscire a riemergere da condizioni molto difficili – la paura è sempre uno degli elementi più efficaci -, e subito dopo iniziando a offrire spiragli di speranza. A quel tempo bastava poco, ed anche il miraggio di aver da mangiare, tutti i giorni due volte al giorno, bastava e avanzava per farlo diventare un successo collettivo, un miraggio anche per chi, alla fine, ha fatto molta più fatica del previsto per raggiungerlo.

Molti però ci riuscirono e questo successo di “massa” portò, subito dopo, all'inizio delle allettanti offerte, e facilitazioni economiche. Anche chi, per ragioni economiche, non poteva soddisfare subito quei desideri, grazie all'invenzione del debito facile. Grazie a quella novità, anche chi sarebbe rimasto escluso iniziava ad avere la possibilità di soddisfare ciò che fino a poco prima era solo speranza. Intanto, a seguito di questi cambiamenti, quelli più “svegli”, avevano imparato a mettere in piedi offerte sempre più accessibili, e da questo avevano iniziato a fare anche le loro fortune. Un sistema che è diventato subito molto diffuso senza che nessuno, realmente, lo avesse pensato e organizzato, ma che si è strutturato grazie alla richiesta, per quanto adeguatamente sollecitata, e per semplice accettazione e grazie ad una serie di comportamenti collettivi.

In pochissimi anni quelle capacità di pochi, di diventare ricchi, è diventato il nuovo eldorado e, per i più, la fonte di nuovi miraggi. Lo Yuppismo degli anni ottanta ha imbrigliato un numero altissimo di speranzosi giovinotti che si sono fatti travolgere dal mito del successo, del denaro facile, e della bella vita. Anche questo un sistema assolutamente spontaneo, non pensato e non organizzato, ma che, data la sua facilità di adesione, non poteva che diventare un successo da un lato, e forme di sfruttamento dall'altro.

Superata quella ubriacatura, ciò che ha iniziato a operare come specchietto per le allodole è stato il periodo della globalizzazione; industriale, commerciale ed economico/finanziaria. Un ulteriore miraggio da inseguire. Un obiettivo che molti hanno visto come il nuovo eldorado per tutti, ed al quale molti, moltissimi hanno dato credito, finendo per restare, come nelle precedenti esperienze, per la maggioranza al palo della speranza. Anche questo ha garantito le fortune di pochi, spesso i soliti, e il niente per i più. Anche questo, però, è stato un periodo che si è sviluppato in assoluta autonomia da quelli che, spesso, vengono definiti “i poteri forti”, i manipolatori e gli strateghi del mondo. No, questi fenomeni sono sempre indipendenti dalle volontà strategiche, ed a posteriori diventano, sempre, opportunità per pochi. Di solito per quelli che sanno sfruttarli nel momento in cui si presentano. Spesso, naturalmente, sono quelli che sono già all'interno del sistema e delle possibilità per poterlo fare, ma questo non significa certo che siano stati loro in grado di promuoverlo e gestirlo. Sono state solo possibilità, sia economiche che di collegamenti sociali, sfruttate con tempestività. Solo se osservati dell’esterno questi fenomeni offrono l’illusione che qualcuno sia stato cosi bravo da aver organizzato quel sistema a tavolino, e altrettanto bravo da realizzarlo. Non è così. Chi si è trovato dalla parte giusta nel momento giusto ha potuto beneficiarne a livelli diventati invidiabili, e il miraggio a cui tutti gli altri ambivano ha fatto il resto.

Dopo l’ubriacatura della globalizzazione come miraggio, è arrivato il più tremendo dei miraggi: la tecnologia, e soprattutto la facilità di potervi accedere. Il mostro della tecnologia diffusa capillarmente, un mondo in cui tutti, solo perché potevano accedere a oggetti mirabolanti ed a basso costo, avevano l’illusione di aver raggiunto quei miraggi” di benessere e di un livello sociale elevato. Tutto questo, associato e sfruttato magistralmente dall'economia e dalla finanza ( due mostri ormai totalmente fuori controllo anche della politica), altro non ha fatto che consentire ai vecchi marpioni, i più svegli più degli altri, e in casi particolari i più fortunati, di diventare i nuovi specchietti delle allodole. La massa ha iniziato a bearsi di gingilli tecnologici e quei furbi appena citati hanno iniziare a diventare a loro volta sempre più ricchi, sempre più potenti, perché avevano in mano gli strumenti di controllo della tecnologia in frenetica espansione e modificazione. La finanza, quella dei nuovi e dei vecchi ricchi, ha solo messo a disposizione le risorse iniziali, e manipolato a proprio favore quelle successive, permettendo che si creasse un sistema dal quale, oggi, è diventato persino impossibile uscire. Anche questo è stata una conseguenza di masse incapaci di accorgersi in quale gabbia andavano a infilarsi, e che stavano diventando i migliori sostenitori dei loro carcerieri. Anche in questo caso nessuno ha pre-organizzato niente.

Anche questo, come i precedenti, è stato un processo che si è sviluppato dal basso, e che solo chi NON ha saputo approfittarne - naturalmente i più, com'era inevitabile -, può percepirlo come qualcosa di organizzato. I famosi “poteri forti” sono diventati il miraggio di chi non ha saputo, ma soprattutto potuto sfruttare il “momento”. Tutto questo, persino l’idea che alcuni uomini siano stati in grado di pensare, organizzare e realizzare una tale truffa psicologica, è diventato un pensiero così diffuso da essere diventa vero per sterminate maggioranze. Invece, il tutto è avvenuto in modo molto “naturale” e senza accorgerci che a pretenderlo, a renderlo possibile ed a consentirlo siamo stati, invece, proprio noi. Tutti noi che abbiamo finito per restarne fuori; salvo i soliti, pochi, furbi del momento che, come è sempre accaduto, avevano la/le possibilità e l’hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio.

Oggi siamo dentro una gabbia economico/finanziaria nella quale il cibo è la tecnologia, e della quale tutti ci sfamiamo. Un sistema che ci ha imbrigliato, e che messo in parallelo con la tecnica economica del debito non solo ci ha permessi di costruire quella gabbia, ma questa è stata chiusa a doppia mandata. Due lucchetti, quello tecnologico e quello finanziario, dei quali nessuno, singolarmente, possiede la chiave.

Non esistono uomini che posseggono le chiavi per aprire quei lucchetti. Esistono uomini che si battono perché non vengano aperti, questo è vero, ma chi li ha applicati siamo noi, tutti noi con i nostri comportamenti individuali guidati dai nostri miraggi.

Oggi, le società hanno finito per scegliersi le gabbie che gli sembrano più belle, vi si sono ficcate dentro, le osannano, le sostengono, e le difenderanno fino a quando non arriverà il bisogno di una nuova gabbia. Gabbia che ci sembrerà più bella, più ampia, ma sempre gabbia sarà. Oggi, purtroppo, la paura che abbiamo non è più nemmeno imposta dall'esterno ( fatta eccezione per quelle economico/finanziarie, naturalmente), non è più quella di non riuscire a liberarci dalla nostra condizione, di non riuscire a riscattarci, come avvenne all'inizio di questa storia, ma abbiamo più paura che qualcuno ci faccia uscire da quella apparente sicurezza. Una paura che nessuno ci ha “imposto”, ma una paura che ci rassicura, e che ci siamo indotti senza rendercene conto.

Ecco perché i segnali illumanisti sono ancora così pochi. Perché dobbiamo difenderci da questa paura di liberarci.

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