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Prima io?

L’uomo è sopraffatto da due enormi pesi. L’egoismo del: basta che possa beneficiarne io. E dal: basta che non debba essere io a dover rinunciare a qualcosa, o a dovermi "sacrificare".

In merito alla filosofia illumanista, e più precisamente alla sua fonte, si ribadiscono sempre due concetti.

Il primo: Quello è un valore che ognuno deve approfondire da solo; e questo “principio” basta a consentirci la “pretesa”, il diritto, a poter disporre di tutto quanto sia necessario a questo fine. C’è persino chi porta a supporto di questo preteso diritto la tesi che, se non si cambia singolarmente non cambierà mai niente. Questo è anche vero, ma cambiare si può sempre, e non serve certo aspettare una nuova filosofia per impegnarsi a farlo. Quindi, pur essendo quello un bellissimo principio, è anche un bellissimo esempio di egoismo, perché ci si preoccupa esclusivamente di se stessi, e non ci si preoccupa minimamente del valore di fondo della filosofia, ne dei percorsi che questa dovrà seguire per poter realizzare i fini per cui, forse, è stata esposta. Percorsi che non possono e non devono essere resi più complicati dall’egoismo di pochi. Filosofia che, infatti, non è stata certamente portato per soddisfare le necessità, e l’egoismo, di qualcuno, o di poche migliaia di persone, me che, forse, ha una finalità – se vogliamo essere pignoli possiamo anche dire che è un tentativo - di portata ben più ampia.

Il secondo: Costoro, di conseguenza, non ritengono minimamente di dover tenere in considerazione la portata, il valore sociale di quella filosofia. Non ci sono dubbi che, ognuno può campare il diritto personale e individuale a beneficiarne, ma quello che ha valore supremo non è il fatto che costui sia raggiunto da quel messaggio, che possa esaudire quel personale diritto, ma che quel messaggio non subisca impedimenti, ostacoli, rallentamenti superiori al necessario solo per fare un favore a costui o costoro. Il valore complessivo va sempre ben oltre ogni singola esigenza, la quale, pur potendo essere esaudita nel privato, non dovrebbe essere d'intralcio a quel valore complessivo; specialmente quando sono facilmente percorribili percorsi personali adatti a non creare impedimenti. Quindi. Ogni volta che si accampano pretese in merito a questa questione, non si dovrebbe mai dimenticare questo semplice principio. Sentirsi in diritto di sapere è legittimo, ma dal momento che si sceglie di sapere, si deve essere anche consapevoli del fatto che si assume il dovere di impegnarsi non solo nel privato, che resta comunque una scelta personale, ma anche nel collettivo, ma soprattutto si assume il dovere di non ostacolare, con il proprio egoismo, con la propria necessità psicologica, il possibile risultato collettivo. E’ un dovere imprescindibile. Chi non lo rispetta si assume un notevole responsabilità verso se stesso e verso gli altri.

In questo momento storico stiamo vivendo un periodo che, in materia di egoismo, rischiamo la degenerazione. Solo una migliore adesione, una più pacata attenzione a non mettere in crisi persino quel poco di buono di cui disponiamo sarebbe molto utile per non rischiare di oscurare quei pochi segnali che indicano un possibile inizio del viaggio verso l’Illumanesimo. Basta poco: uso privato, ma nei limiti che non superino mai la messa in pericolo dell'interesse collettivo.

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