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La filosofia del futuro

Non c’è dubbio che i classici della filosofia sono una fonte preziosissima anche per la nostra epoca. Anzi, direi soprattutto per la nostra epoca. Infatti, se la filosofia contemporanea è quasi totalmente “morta”, cioè incapace di proporre qualcosa di nuovo filosoficamente degno di questo “senso”, soprattutto a perso la capacità di fare quello che meglio hanno fatti i grandi filosofi del passato: porre nuove domande.

E la filosofia moderna ha ancora quella fortuna: potersi appoggiare proprio a quei classici per quanto riguarda la parte più importante del ruolo della filosofia, quella di porre le giuste domande. Il disastro, del quale non riesce a rendersi conto, è quello di cercare in quei classici anche le risposte.

Questo può sembrare persino normale. Infatti, non c’è epoca di crisi che non possa contare sul passato per cercare di sopravvivere nel presente.

Il problema della filosofia contemporanea si pone però in prospettiva. Se in quel passato abbiamo un patrimonio enorme proprio perché grandi menti del passato hanno avuto la capacità di iniziare a porre grandi domande esistenziali; domande che restano valide ancora oggi, e nonostante siano passati migliaia di anni restano ancora senza risposte definitive ( sicuramente lo resteranno per sempre), pensare, sperare di poter continuare ad appoggiarsi ai classici anche per le risposte del passato, alle risposte che si erano trovate migliaia di anni fa, e di poterlo fare senza tener conto del tempo e dell'uomo di oggi, questo sarebbe maledettamente tragico.

Il futuro del pensiero, le domande e le risposte alle domande esistenziali che l'uomo cerca di darsi non possono che essere qualcosa di nuovo. Per potersi trovare nella condizione di restare al passo coi tempi la filosofia contemporanea non potrà certo continuare ad appoggiarsi in eterno a quel lontano passato. L’uomo è assolutamente diverso, la capacità intellettuale è assolutamente più sbilanciata verso il pensiero scientifico, e molti di quei concetti, se partono ancora da quelle domande, iniziano a chiederne di diverse ed a reclamare risposte diverse, molto diverse.

Da un lato l’uomo non riesce più ad accontentarsi dei pensieri rivelati - e anche questo è un segno di necessità di cambiamento -, ma sente anche in modo molto più pressante l’esigenza di giungere ad un pensiero esistenziale che si appoggi in modo più “stabile” a processi più logici. Le capacità di ragionamento più complesso è diventata patrimonio di una massa sempre più ampia di uomini, e questo impone a tutti, anche alla filosofia, di indirizzarsi verso risposte adeguate a questa nuova condizione. E non sarà possibile poter, ancora per molto, continuare ad appoggiarsi solo al vecchi classico.

Oggi, di questa necessità non ne abbiamo presa nemmeno coscienza, e questo passaggio non è iniziato, e intellettualmente nemmeno sfiorato. Ma non perché manchino riferimenti di tipo illumanista in grado di offrire opportunità per una filosofia del futuro – che poi è, sarebbe, sarà proprio quel passaggio di cui sopra -. I riferimenti ci sarebbero. Ma perché quasi nessuno inizia, è in grado o ha il coraggio di avvicinarli. Iniziare a incontrarli per capire se possono essere una base di riferimento dalla quale iniziare a porsi nuove domande filosofiche, ma soprattutto se possono essere in grado di suggerire risposte diverse.

In questi giorni fa eccezione qualche libro, che inizia a porre almeno qualche ”dubbio” su alcuni aspetti del valore dei classici filosofici , ma è talmente poco che, temo, poco resterà per ancora molto tempo.

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