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Bisogna aiutarli

Al di la delle disastrose percentuali che emergono da questa indagine (https://www.oecd.org/pisa/PISA%202018%20Insights%20and%20Interpretations%20FINAL%20PDF.pdf), sulle quali speriamo che a livello politico si sviluppi almeno una discussione ( se ne sono capaci, naturalmente) , quello che maggiormente dovrebbe preoccupare a livello sociale è la non corrispondenza di queste con il numero di rimandati, di bocciati, e quindi di immaturi agli esami di fine percorso formativo.

Il problema quindi non sono solo gli studenti, ma anche il livello di chi li dichiara maturi al termine del percorso formativo, permettendo a troppi di entrare nella società con titoli di studio ai quali non corrisponde un’equivalente formazione. Se questo dovesse continuare, il risultato non potrà che essere, e in parte già lo è, che questi entreranno comunque nel sistema sociale assumendo ruoli che non sapranno gestire, e che finiranno per creare problemi di competenza e sviluppo gravissimi.

Il problema, a questo punto, diventa sia quelli di tentare un recupero di questi immaturi, ma soprattutto quelli di riuscire a fermare quei formatori che di quelle condizioni di insufficienza non tengono conto, e finiscono per regalare false maturità e falsi diplomi.

Un problema drammatico, difficile da affrontare per le chiusure delle diverse parti in causa, ma inevitabile per non ritrovarsi con una società sempre più in mano a “incapacità diplomate”.

C’è da aggiungere che questa indagine fa rifermento alle scuole superiori, ma se questa è la situazione a quel livello, per quale motivo dovremmo ritenerla diversa a livello universitario?

Troppi esempi di cronaca degli ultimi tempi, al di la di quei pochi positivi che ci raccontano di sacche di eccellenza formativa, dimostrano già la preoccupante esistenza di una classe dirigente assolutamente incapace di svolgere con le necessarie competenze il proprio ruolo. Incapacità che si risolvono con disastri sociali anche gravissimi.

Quindi, il mondo della formazione non ha solo bisogno di maggiori risorse, come ci raccontano quasi in esclusiva, ma prima di tutto di maggiore serietà e coraggio. Ma se a doverceli mettere sono professionalità scadenti, il gatto non finirà che per continuare a mordersi la coda.

L’unica speranza che possiamo coltivare è una vera ribellione proprio di quei giovani “illetterati”. Infatti, tutto possiamo dire: che non li formiamo adeguatamente, che magari ne approfittano per evitarsi la fatica dello studio, che sono distratti dalla modernità e dai suoi sistemi avvolgenti, o altre banalità di questo tipo, ma sicuramente dobbiamo ammettere che iniziano a dimostrarsi migliori, molto migliori dei loro formatori (e quando dico formatori intendo tutti i soggetti, quelli diretti e quelli indiretti). Sicuramente lo sono a livello di capacità nel prendere consapevolezza che li stiamo portando verso il punto di massimo pericolo. Un punto di non ritorno che non sono disposti a superare. Vogliono cambiare, ed anche se non sanno comprendere un testo complesso, anche se ancora non sanno esattamente dove iniziare, come fare e in che direzione, sanno comprendere benissimo che solo loro potranno salvarsi. E in questa situazione dobbiamo anche dire che per loro fortuna non hanno nemmeno guide.

Questo però non esime nessuno, tanto meno la scuola, la famiglia, i sistemi formativi ne la politica dal sedersi ai tavoli necessari per aiutarli. Nessuno pensi di potersi astenere dall’impegnarsi, e aspettando che si salvino da soli. Ma non illudetevi, non vi seguiranno nel vecchio.

https://www.tpi.it/cultura/studenti-italia-competenze-rapporto-ocse-pisa-20191203508763/?fbclid=IwAR2bmJv8h3jkr4KfuAchjJ6maDQCf3GLl68Lh39BlLhfv5_h9OPIsdEL2s8

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