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La ghigliottina e il logico-deduttivo

“La metafisica è semplicemente ogni postulato, dotato di senso e significato, che non è scienza perché non è mai falsificabile, ma che può, all'occasione, venire in aiuto alla scienza e al ricercatore fornendogli idee e prospettive per inquadrare i problemi. (Popper)

Questa, oltre che una contraddizione che la scienza mette in atto senza preoccuparsene minimamente, è soprattutto uno dei più palesi esempi dei limiti alla base della scienza così come la conosciamo. Infatti, la scienza nasce e si fonda sulla metafisica (le idee, che di fisico hanno solo l’energia utile al mezzo, il cervello), ma non si preoccupa minimamente di stabilire un metodo utile a validare quelle idee, quelle prospettive , ma salta a pie pari al loro “sfruttamento”, e preoccupandosi di cercare di validarne gli eventuali risultati con il metodo oggettivo.

Ma questo è il suo compito, naturalmente. La scienza è utile allo studio della materia, ed è giusto che lo faccia nel modo più rigoroso possibile, e utilizzando i metodi che più offrono garanzie di serietà. E il metodo oggettivo è sicuramente uno di questi. E quindi il problema non è questo, anche se lascia palesemente scoperta una parte enorme della sfera umana, che è quella dell’indagine ontologica dell’uomo. Gli ultimi decenni hanno visto la crescita delle neuroscienze e della psicologia, ma queste sono ancora quasi totalmente legate a quel metodo, e vincolate da idee di fondo che le condizionano.

Comunque, il vero problema del rapporto uomo scienza non è nemmeno questo, cioè che la ricerca si autolimiti, disinteressandosi quasi totalmente da dove provengono le idee e le prospettive, per dirla con Popper, che la fanno esistere e progredire, e che limiti fortemente anche le proprie parti che iniziano a chiedersi cosa ci sia oltre il vetrino.

In prospettiva illumanisita il problema è ben più profondo. Infatti, la scienza, grazie sia a quelle idee e quelle prospettive, e grazie al suo metodo ha raggiunto un grado di influenza nella vita umana che non lascia più spazio a nient’altro che non risponda ai suoi canoni. E quindi non è più vero che la scienza fa la scienza, e si occupa della materia. La scienza è arrivata al punto di condizionare, di ghigliottinare ogni altra branca della ricerca, comprese la filosofia, la sfera esistenziale e il mondo, profondo e tutto da indagare, dell’astratto. Niente è diventato più possibile indagare, magari grazie a metodi diversi e altrettanto rigorosi come il metodo logico-deduttivo, che non passi attraverso l’unico metodo ritenuto possibile, quello scientifico. Ma quello è utile solo per la materia, e il mondo dell’astratto non risponde a quella sfera da indagare.

La scienza non mollerà tanto facilmente il suo dominio (è umano e comprensibile). Non lo farà fino a quando non capirà che questo passo sarebbe solo un grande vantaggio anche per lei. Un enorme e possibile ampliamento del campo dell’indagabile. F fino a quando non lo farà resterà questo grande “danno” sia per se stessa che per l’uomo e la sua conoscenza. E solo la presa di coscienza di questo danno potrà aiutare lei e l’uomo a togliere la testa da quella ghigliottina.

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